Giovambattista Marino -dalla Lira ,-analisi del sonetto : ‘Donna che si pettina’ , fatta dal professore Vincenzo Bruzzaniti .

DONNA CHE SI PETTINA
Onde dorate ,e l onde eran capelli,
navicella d’avorio un di fendea,
Una man pur d’avorio la reggea
Per questi errori preziosie quelli;

e, mentre i flutti tremolanti e belli
Con drittissimo solco dividea,
L’o’r de le rotta fila Amor coglia,
Per formarne catene a’ suoi rubbelli

Per l’auro mar ,che rincrespado apria
Il procelloso suo biondo tesoro
Agitato il mio cuore a morte gia’

Ricco naufragio ,in cui sommerso io moro
Poich’almen fur ,ne la tdmpesta mia
Di diamante lo scoglio e ‘ l golfo d’ oro

Livello tematico
Il sonetto e’ una testimonianza di quell’ allargamento dei confini del poetabile che caratterizza la letteratura barocca.Qui il poeta utilizza due delle innovazioni tematiche proprie della lirica seicentesca: celebra una parte del corpo femminile (i capelli), costruendo su di essa innumerevoli variazioni metaforiche, e che canta una situazione quotidiana : la donna che pettina i sui capelli biondi e ondulati.Per effetto delle metafore le chiome diventano un vero e proprio mare d’oro , il pettine d ‘avorio una navicella che va errando tra i flutti , i capelli spezzati catene con le quali Amore lega i cuori ribelli
L’ immagine dominante e’ quella del mare che nel corso del componimento assume contorni sempre piu’ minacciosi : dalle onde dorate si passa ai flutti tremolanti , per giungere al procelloso tesoro.Tutte metafore che anticipano l’ ingnegnosita’ e l’arguzia della terzina finale nelle quali il poeta trasforma il luogo comune del morire d’amore nell’ ardita immagine del naufragio d’amore.Se infatti i capelli della donna sono tempestose onde d’oro , il tormento d’amore che porta il poeta alla morte sara’ un naufragio , si ma ricco , dal momento che il suo cuore si e’ schiantato contro uno scoglio di diamante ,ed e’ annegato in un golfo d’ oro.Viene cosi riproposta, in maniera inconsueta e divertente , la coppia amore -tormento, amore – morte ampiamente presente nella tradizione letteraria .L’ immagine di morte che chiude il sonetto infatti non suscita nel lettore alcun turbamento ,ne da l’idea di un sentimento profondo e impegnativo, al contrario , tutto il componimento comunica l’ impressione di un gioco ironico e leggero , frutto di una non trascurabile abilita’ tecnica.

Livello delle figure retoriche

Il Marino , pet sua stessa ammissione , leggeva le opere degli altri autori con la tecnica del rampino , cioe’ ammassava nella sua memoria immagini ed espressioni tratte dalle pagine degli altri autori e poi le trasferiva modificate , nei sui componimenti .In questo sonetto,per esempio ,egli utilizza la metafora dei capelli d’oro , usata e abusata soprattutto dopo l’ impiego fattone dal Petrarca , e la fonde con una figura d’uso altrettanto convenzionale , quella delle onde dei capelli . Dall’ intreccio scaturisce la doppia metafora delle onde dorate che, con innumefevoli varianti, attraversa tutto il componimento.
Livelli sintattici e fonici
La struttura sintattica del sonetto e’ diversa nelle quartine e nelle terzine.Le prime due strofe sono occupate da un unico periodo che si snoda ampio e sinuoso , scandito ogni due versi da segni da segni d’ interpunzione poco rilevanti , quasi a riprodurre il movimento ininterrotto dal pettine sulle chiome ondulate . L’effetto di aurea luminosita’ viene rafforzato dallo strato fonico del testo , che e ricco di suoni chiari e aperti ( e ed a) presenti soprattutto nelle rime in ea . Nelle terzine i periodi coincidono invece con la misura delle strofe , le rime sono incatenate e prevale il suono della (r) che, unito ad altre consonanti , comunica sensazioni di asprezza.

professore Vincenzo Bruzzaniti