SPADAFORA (Messina) – Tragedia familiare nel Messinese. Il giornalista pubblicista Pierluigi Mollica, 59 anni, è stato ucciso dal figlio con 23 coltellate. L’omicidio è avvenuto ieri mattina, a Spadafora, nella camera da letto dell’uomo che dormiva con la nuova compagna. Poco dopo le 4, il figlio Gabriele, 20 anni, che dormiva nella stessa casa con un fratello diciassettenne, si è svegliato nella notte e, impugnato un coltello da cucina, si è introdotto nella camera del padre colpendolo ripetutamente. Pierluigi ha tentato di difendersi, ma per le gravi ferite già riportate non è riuscito a fermare la furia omicida del figlio. I medici del 118, intervenuti dopo pochi minuti, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso, mentre i carabinieri della Compagnia di Milazzo hanno accompagnato in stato di arresto Gabriele Mollica in ospedale per medicare le ferite d’arma da taglio riportate nella colluttazione con il padre mentre tentava disperatamente di difendersi.
Nato il 17 giugno 1961, Pierluigi Mollica era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine di Sicilia dal 11 maggio 1998. Tra i soci fondatori del quotidiano on line Tempostretto, si occupava di cronaca cittadina. Grande appassionato di sport, era anche presidente della squadra di basket San Matteo ed era stato dirigente della Federbasket.
“Incredulità, sgomento, dolore” vengono, infatti, espressi dai suoi colleghi che lo ricordano «sempre sorridente, generoso, pronto a dare il suo contributo nelle riunioni di redazione e sempre partecipe ai corsi di aggiornamento dei giornalisti». E con la redazione l’editore Pippo Trimarchi: «Pierluigi era una persona eccezionale, sempre discreta, educata, cortese. Colpisce questo dramma familiare e restiamo attoniti».
Lo stesso Tempostretto riporta la drammatica testimonianza di un nipote di Pierluigi: «Mi sono svegliato di soprassalto, ho sentito gridare la compagna di mio zio e sono andato nella villetta accanto la nostra e l’ho visto in un lago di sangue».
Lo stesso nipote ha dichiarato all’agenzia di stampa Ansa di aver «chiamato subito ambulanza e carabinieri, ma non c’è stato alcunché da fare per mio zio. Per la nostra famiglia è una tragedia. Ho chiesto a mio cugino perché lo avesse fatto, ma era sotto shock e mi ha detto: “Cosa ha fatto lui non io”. Purtroppo – aggiunge – la verità è che non aveva mai accettato che mio zio si fosse separato dalla moglie e si fosse rifatto una vita. E non voleva che la nuova compagna stesse con loro in casa. Tanto è vero che non voleva mai mangiare a casa e veniva da noi e dagli altri parenti a pranzare e cenare». (giornalistitalia.it)