SIDERNO – Tempo d’estate, tempo di turismo e soprattutto tempo di scoperta dei siti suggestivi – e sono tanti – che esistono nel territorio della Locride che , lo ricordiamo, è impegnato nella difficile sfida per diventare Capitale della cultura per il 2025. Sul territorio esistono anche importanti siti archeologici alcuni dei quali pur di grande interesse, nonj sono solo ppoco conosciuti ma certamente meriterebbero maggiore attenzione da parte degli organismi istituzionali. Uno dei siti , forse più noto di altri ma certamente molto trascurato e poco fruibile è La Villa Romana del Naniglio di Gioiosa Jonica. E’ubicata in contrada Annunziata di quela città, a qualche chilometro fuori dal centro abitato. E’ stata edificata verso la fine del I secolo a.c. e probabilmente, secondo gli esperti, si trattava di un podere di grandi dimensioni.
D’altra parte nel territorio di Gioiosa esistevano insediamenti di diverse età incluso il periodo romano. Nel podere in questione . si elevava questa villa imponente e di grande prestigio che -pare- raggiunse il massimo splendore intorno al III sec. d.c., per poi subire un lento e progressivo abbandono nei secoli successivi. E’ ubicata proprio sotto la strada 281 che collega Gioiosa con il paese di Mammola e negli anni passati questo ha costituito anche un certo pericolo a causa del transito automobilistico. Poi è stata creata una deviazione e la Villa è stata “aggirata”. La pianta redatta dagli esperti presenta un corpo principale di forma allungata, con annessi alle estremità due corpi più piccoli. Tra il 1981 e il 1986 furono effettuati degli scavi archeologici che hanno messo in luce solo il settore inferiore della villa a cui si accede mediante una scaletta elicoidale a spirale. Alle due estremità di questo settore residenziale si trovano alcuni ambienti, con pavimenti a mosaico policromo a motivi geometrici e intonaco dipinto sulle pareti che con successivi scavi condotti nel 2010 hanno messo in luce un’ampia sala ottagonale e diverse canalizzazioni, una delle quali si collegava probabilmente ad una cisterna sottostante. Nella zona a Sud della villa si trova inoltre un complesso di ruderi che corrisponde al quartiere termale e che comprende una monumentale cisterna di età Romana (I-V sec. d.c.), a tre navate scandite. La cisterna ipogea viene indicato come un capolavoro di ingegneria. Le volte sono sorrette da otto poderosi pilastri quadrangolari, disposti su doppia fila e su di esse, era impostato il pavimento su cui erano ubicati i vani della villa.
All’interno la cisterna misura una lunghezza di m.17,47 ed una larghezza di 10,27. Nella parte centrale del grande ambiente è collocato un pozzo per la decantazione delle acque. La scala di accesso ai locali interrati è visibile all’esterno ed è coperta da una specie di cappelletto in muratura ordinaria. Degli altri due vani minori, il primo è sormontato da una volta a botte, munita di lucernario circolare centrale; il secondo con due lucernari circolari di grandezza diversa. In questa stanza è situata un’edicola in cotto che presenta i residui di un elegante frontone, si trattava di un Ninfeo, cioè di un luogo dove si andava a godere del fresco e della penombra, e dove scorreva naturalmente dell’acqua. Ma ogni descrizione, comunque, non può rendere merito alla bellezza e all’importanza di questo sito che, per essere veramente apprezzato in tutta la sua bellezza deve essere realmente visitato. E, ovviamente, maggiormente curato e valorizzato.
Nelle foto – Uno dei mosaici del Naniglio