Settanta universitari in seminario con una vocazione molto speciale. E con istanze estetiche più che teologiche: salvaguardare il patrimonio artistico, restituire nuova vita alle opere del passato per trasmettere ai posteri la storia e la bellezza. Una missione non da poco, da compiere nella Cittadella vescovile di Gerace, in provincia di Reggio Calabria, diocesi di Locri, un vasto e complesso territorio compreso tra Monasterace e Bruzzano, ricco di chiese e santuari.

Per realizzarla, collaborano il segretariato regionale del ministero dei Beni culturali, la Regione, la Città metropolitana di Reggio Calabria, il Comune di Gerace, con la supervisione del dipartimento Patrimonio, architettura e urbanistica dell’università Mediterranea di Reggio Calabria,

Grazie a un bando pubblicato dalla diocesi, gli studenti dell’università di Trento, Verona, Napoli, Reggio Calabria, della Pontificia università gregoriana, dell’Accademia delle belle arti di Napoli e L’Aquila, oltre ai giovani del corso di restauratore per i beni culturali della Provincia di Reggio Calabria, trascorreranno due settimane in uno dei borghi più belli d’Italia e all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta, la più grande della regione. Previste due sessioni tra metà luglio e fine agosto.

L’idea è di Giuseppe Mantella, esperto restauratore calabrese, che vanta lavori in tutta Europa, da Malta al Vaticano. Originario della provincia di Catanzaro (Isca sullo Ionio), da circa 10 anni si dedica al recupero del patrimonio artistico della sua terra. Con un debole per il caraveggesco Mattia Preti di cui ha recuperato importanti opere. Il vescovo, monsignor Francesco Oliva, gli ha dato carta bianca, nella convinzione che il progetto sia un’occasione per valorizzare la cultura locale e la tradizione artistica e religiosa del territorio. Mantella coordina i lavori con un pool di specialisti.

I cantieri aprono fra qualche giorno: ammessi anche religiosi e dottorandi. Gli interventi programmati riguardano centinaia di frammenti in marmi policromi degli altari barocchi, rimossi dalla cattedrale nel corso del XIX secolo perché ritenuti inadatti alle forme rigorose e spoglie dell’originaria struttura romanica-normanna. Abbandonati nel giardino del monastero dei Cappuccini di Gerace, i manufatti saranno esposti dopo i trattamenti nel museo della Cattedrale (in fase di progettazione), come gli altri 250 frammenti restaurati lo scorso anno per la prima edizione di Un’estate tra arte e fede 2016.

Previsti anche recupero e manutenzione di opere provenienti dalle chiese di Caulonia, Camini, Siderno Superiore, Bianco, Stilo, Roccella Ionica, Platì, Bombile. Tecnici e studiosi si avvarranno di sofisticate tecnologie.

«La storia degli altari sarà ricostruita grazie a indagini storico-archivistiche – conclude Giuseppe Mantella – mentre attraverso il rilievo grafico, digitale e 3D dei singoli pezzi si potrà avere un quadro preciso delle parti da ricomporre. Inoltre, verranno valutati gli interventi per alcuni dipinti su tela, sculture lignee, paramenti liturgici, ostensori e reliquiari del XVII secolo. Ma l’azione più significativa sarà quella di lasciare aperti cantieri e laboratori per coinvolgere nelle nostre attività cittadini, turisti e devoti».

di Donata Marrazzo tratto dal sito ilsole24ore.com