Per chi non mi conosce sono Carmine Cataldo associato F.I.C. da oltre 30 anni e componente della Nazionale Italiana Cuochi. Inoltre da tanti anni ricopro la carica di giudice W.A.C.S. (World Association of Chefs’ Societies organizzazione professionale apolitica, dedicata al mantenimento e al miglioramento degli standard culinari delle cucine globali.
Raggiungiamo questi obiettivi attraverso l’istruzione, la formazione e lo sviluppo professionale dei nostri membri.) e quindi tutti gli anni giudico centinaia di colleghi in quelli che sono i “Campionati della cucina italiana” che si svolgono a Rimini, intorno alla metà di febbraio, organizzati dalla Federazione Italiana Cuochi.
Questa premessa è doverosa non perché voglio vantare dei titoli, comunque acquisiti con duro lavoro, ma perché si è creata tanta confusione per la manifestazione organizzata nei giorni 26-27 novembre all’Hotel President di Siderno anch’essa denominata “campionati italiani di cucina”. Molti giovani, associati f.i.c.mi stanno chiedendo come mai questa manifestazione si svolgesse in Calabria invece che a Rimini.
Mi preme sottolineare che noi adulti dovremmo essere da esempio per i più giovani e invece continuiamo a mandare messaggi sbagliati e forvianti a quelli che dovrebbero essere il futuro della ristorazione italiana e mondiale. Queste manifestazioni devono trasmettere quei valori che rendono bello il nostro lavoro. Partecipare ad un concorso non vuol dire vincere e appendersi al collo una medaglia ma vuole essere strategia di trasmissione di regole e nozioni fondamentali che avvicinano i giovani al mestiere nobile del cuoco. Creare un piatto vuol dire trasmettere emozioni a chi lo gusta ma per emozionare bisogna innanzitutto amare ciò che si fa. Allora diamo ai giovani la possibilità di potersi esprimere seguendo una logica e soprattutto una morale. Non rimaniamo attaccati a quello che io definisco “PENNACCHIO” perché così non lasceremo niente ai posteri noi abbiamo ricevuto adesso è il momento di dare.
Le gare che si svolgono a Rimini non sono belle perché le organizza la FEDERAZIONE ITALIANA CUOCHI ma perché in quei giorni si mette in moto una macchina organizzativa che valorizza le eccellenze e che esalta le potenzialità di ogni partecipante seguendo dei criteri che accrescono le competenze di ognuno. Mi scuso per lo sfogo ma lo ritengo doveroso nei confronti di quei giovani che cercano di approcciarsi al mondo dell’enogastronomia e verso i quali noi abbiamo il dovere di istruire e non di riempirgli la testa di falsi ideali. Concretezza e solo concretezza questo dobbiamo alle nuove leve e questo deve essere il nostro obbiettivo. Con questo vi saluto e non me ne vogliate ma come al solito dico ciò che penso…….. e credo di averci preso stavolta.
Carmine Cataldo fb