R. e P.
FP CGIL: Pieno sostegno dipendenti delle cooperative impiegati presso le strutture psichiatriche
Nel mese di giugno, in presenza del Prefetto di Reggio Calabria, si sono incontrati esponenti della sanità regionale, il direttore Generale dell’Asp di Reggio Calabria e alcuni rappresentanti del settore psichiatrico e sindacale per poter strappare al pericolo chiusura alcune strutture rimaste fuori dal circuito degli accreditamenti.
L’incontro, in sintesi, aveva dato la possibilità di redigere un documento a più mani e con il benestare dei diretti interessati che avrebbe risolto in parte una catastrofe sanitaria e lavorativa incombente, in una città già povera di suo di servizi.
La Regione, passati un certo numero di giorni, si esprime sul documento, da essa stessa concordato e visionato in tempo reale, facendo un’insolita retromarcia e lasciando tutti increduli e perplessi. La cosa altrettanto strana è che le motivazioni, fornite al momento in maniera esclusivamente verbale, sono da attribuire a presunte problematiche amministrative regionali. Ove ciò venisse confermato per iscritto, la cosa che si vuole rimarcare è che verranno meno diritti fondamentali come quello alla cura e il diritto al lavoro per molti lavoratori che da oltre trent’anni offrono il loro servizio ai più fragili. Si parla di diritto alla cura perché molti pazienti, sofferenti di disagio psichiatrico, per curarsi devono essere trasferiti in altre regioni per colpa del decennale e famigerato blocco dei ricoveri, con un dispendio maggiore per le famiglie e per l’Asp di Reggio Calabria.
O come successo ultimamente per la chiusura di una struttura del reggino dove i pazienti già in fase di ricovero vengono trasferiti in altre regioni, come se un banale trasferimento in strutture dello stesso contesto di appartenenza all’ASP di Reggio Calabria e avanti nell’accreditamento avrebbe creato chissà quale problema.
Sembra di aver a che fare con il “mito” medievale della nave dei folli che emarginava i sofferenti psichici in mare perché non socialmente adeguati, oggi, si sia tramutata in un “ vascello burocratico” di comodo volto al risparmio e che non guarda le necessità delle persone, ma solo gli interessi del cosiddetto “piano di rientro”. Quanto sta succedendo ha del grottesco perché sarebbe bastato maggiore coraggio, trattandosi soprattutto di persone fragili, che purtroppo la politica regionale non ha dimostrato di avere.
Nella giornata di mercoledì 17, tornando ai fatti, si è tenuta l’udienza del TAR che le cooperative rimaste escluse sono state obbligate, per diritti acquisiti, a richiedere per avere maggiore giustizia. La speranza è che il giudice si esprima al più presto perché si rischia di chiudere i battenti ed impoverire maggiormente la città di Reggio Calabria di servizi essenziali. Le cooperative e soprattutto i lavoratori hanno accettato, loro malgrado e per il bene comune, molte richieste fatte dalla Regione Calabria, come la riconversione delle strutture, ma neanche questo ha fatto desistere la stessa da quella scelta poco coerente di non accettare il documento che è stato scritto, ripetiamo, anche da esponenti della sanità calabrese e in presenza di un’autorità dello Stato che è il Prefetto di Reggio Calabria. In genere si afferma che è la follia a non rispondere a parametri di logica, ma in questo caso ci troviamo davanti a professionisti regionali che contraddicono anche loro stessi e che dovrebbero fare al più presto chiarezza, perché, teniamo a ricordare, non si possono impoverire oltremodo i servizi essenziali in Calabria, già ampiamente fanalino di coda.
La FP CGIL conclude sottolineando il proprio totale sostegno agli operatori, pazienti, famiglie e tutti i soggetti interessati e che, ove non si trovino adeguate soluzioni, si procederà senza indugio ad attivare tutte le prerogative sindacali previste.
Funzione Pubblica CGIL Reggio Calabria
Il Segretario Generale Il Delegato Provinciale
Francesco Callea Giuseppe Foti