Tornano in mare, da mercoledì 4 ottobre, i pescherecci a strascico dello Ionio calabrese (Gsa 19), mentre quelli del mar Tirreno, da Bagnara a Cetraro da ieri, primo ottobre, sono fermi nei vari porti del Compartimento marittimo di Vibo Valentia fino al prossimo trenta ottobre. La flotta ionica a strascico terminerà, quindi, il fermo pesca obbligatorio e continuativo voluto dall’Unione europea, e non solo, per salvaguardare il patrimonio ittico del nostro mare, ma la ripresa dell’attività – dichiara Salvatore Martilotti, presidente del “Comitato Pescatori Calabria” – sarà tra incognite e difficoltà in un momento critico per gli operatori del settore, con un grosso problema per le imprese di pesca e i loro equipaggi che devono far fronte alla crisi del settore. Il costo elevato del carburante è diventato una sfida insormontabile. Inoltre, le imprese di pesca lamentano il mancato arrivo dei fondi di ristoro del fermo pesca degli anni precedenti. A fronte di queste difficoltà, gli operatori della pesca sperano che le autorità regionali e governative possano fornire soluzioni per affrontare le complessità del settore.

Ed è con questo quadro di riferimento che, dopo trenta giorni, si riprenderà l’attività di pesca con il ritorno sulle nostre tavole del prodotto ittico fresco sbarcato localmente lungo il litorale ionico fino a Reggio Calabria.  In tutte le marinerie della nostra costiera ionica, a partire dai punti di sbarco più rilevanti come quelli di Schiavonea di Corigliano-Rossano, Cirò Marina, Crotone, Catanzaro Lido e Roccella Jonica fino a Reggio Calabria, via libera a tutte le specie del prodotto ittico locale a “miglio zero” come naselli, triglie, gamberi, pannocchie, rana pescatrice, frittura di paranza e tutte le altre specie demersali. Questa riapertura permetterà di valorizzare il pescato locale, promuovendo la filiera corta e sostenibile, che favorirà sia i pescatori che i consumatori. Il prodotto ittico locale a “miglio zero” oltre alla freschezza garantirà una eccellente qualità rispetto ai prodotti ittici di importazione o provenienti da lunghe catene di distribuzione.  Ovviamente con la ripresa dell’attività la speranza dei pescatori è quella di ritrovare un mare generoso e pescoso, anche se aleggia la preoccupazione – continua Salvatore Martilotti – per il momento di grande difficoltà della pesca della nostra Regione con l’aumento esponenziale dei costi operativi ed, in particolare, il prezzo del gasolio che negli ultimi mesi ha avuto un aumento di oltre il 20% contribuendo a mettere in ginocchio le imprese di pesca. Ma a pesare sono anche le decisioni di Bruxelles con le giornate di fermo pesca aggiuntive obbligatorie da rispettare fino a fine anno per la flotta regionale a strascico e volante ed, in particolare, per quella ionica rappresenta un problema serio la forte riduzione delle giornate di pesca nell’intero anno. Infatti, se sommiamo le giornate di fermo pesca a quelle aggiuntive, con tutti i sabato e domeniche, e tutti i giorni festivi obbligatori insieme ai giorni di cattivo tempo, complessivamente le giornate lavorative per un’impresa di pesca sono in media intorno alle 145. Può un’impresa di pesca, con queste poche giornate lavorative nell’intero anno, essere competitiva e, soprattutto, produrre utili?

Purtroppo, queste scelte incoraggiano l’uscita dal settore perché  i ricavi diminuiscono, i costi operativi aumentano e così gli utili spariscono con il risultato finale di un bilancio annuale di un’impresa di pesca in perdita e di conseguenza in tanti decidono l’uscita dal settore con la conseguente riduzione della flotta da pesca e con gli equipaggi che vanno ad ingrossare l’esercito dei senza lavoro. Inoltre, a rendere nebuloso il futuro sono anche le scelte dell’Unione europea con le linee di indirizzo del divieto della pesca a strascico insieme alla restrizione delle aree di pesca. E poi, in ambito regionale e locale, resta il nodo strutturale della carenza dei servizi pesca nei punti di sbarco sia portuali che sugli arenili (per la piccola pesca artigianale). In Calabria, in generale, questa è una crisi certamente che parte da molto lontano per via di uno sviluppo settoriale spontaneo e senza nessuna programmazione, ma che rischia di avere nelle varie marinerie contraccolpi socioeconomici e occupazionali preoccupanti. Infatti, negli ultimi anni abbiamo registrato una diminuzione costante della flotta, degli occupati, delle catture, e del valore della produzione, su un Plv (prodotto lordo venduto) stimato, secondo alcune fonti autorevoli, in circa 60 milioni di euro all’anno. Non vi è dubbio che questo 2023 sarà ricordato come un anno molto delicato per la pesca calabrese con le imprese di pesca in forte difficoltà, ma con la speranza che arrivi al più presto– conclude Salvatore Martilotti – la “ grande boccata d’ossigeno” delle compensazioni finanziarie UE approvate e da liquidare da parte della Regione Calabria, grazie, in particolare, alla sensibilità e all’impegno dell’Assessore Gallo e alla professionalità dello staff pesca del Dipartimento Agricoltura della Regione.

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