Un nuovo caso di meningoencefalite causato dal virus West Nile è stato segnalato in Calabria. La febbre del Nilo ha colpito un 90enne residente nell’entroterra cosentino, che purtroppo è deceduto presso l’ospedale di Paola. L’infezione, trasmessa principalmente attraverso le punture di zanzare infette, continua a destare preoccupazione nella regione.

Negli ultimi mesi, altri due casi sono stati registrati. A luglio, un 85enne era stato curato con successo presso il reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Cosenza, diretto da Antonio Mastroianni. Purtroppo, lo scorso anno, un cinquantenne non era riuscito a superare l’infezione e aveva perso la vita dopo un breve ricovero in rianimazione all’ospedale Annunziata.

L’ASP di Cosenza è impegnata in una stretta sorveglianza e in operazioni di disinfestazione per contenere la diffusione delle zanzare, principali veicoli dell’infezione. Gli uccelli, infatti, sono i serbatoi naturali del virus, e per questo vengono condotti monitoraggi sui volatili per identificare la presenza di portatori della malattia sul territorio.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il periodo di incubazione della febbre del Nilo varia tra i 2 e i 14 giorni, ma può prolungarsi fino a 21 giorni nei soggetti con sistema immunitario compromesso. La maggior parte delle persone infette non mostra sintomi, ma circa il 20% può manifestare febbre, mal di testa, nausea e altri sintomi leggeri. Nei casi più gravi, che colpiscono meno dell’1% delle persone infette, il virus può causare encefalite, con effetti neurologici permanenti e, in alcuni casi, portare al decesso.

Gli anziani e le persone con condizioni di salute preesistenti sono i più a rischio. L’ASP continua a lavorare per prevenire nuovi casi e proteggere la popolazione calabrese da questa pericolosa infezione.

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