La sanità dei favori, della corruzione e del “comparaggio” e quella che dice no all’illegalità. L’inchiesta “Sua Sanitas”, ennesimo terremoto all’ospedale di Locri, è paradgmatica: ci sono le due facce della medaglia, ricostruite nell’ordinanza di custodia cautelare tra intercettazioni e capi d’accusa. È il gip a sottolinearlo con chiarezza: se è vero che l’inchiesta della Guardia di Finanza restituisce «un’immagine desolante di alcuni reparti «dell’ospedale, «i cui medici e responsabili hanno abdicato a un corretto esercizio dei poteri» a vantaggio di alcuni o «per un proprio tornaconto in termini di dazioni di denaro», allo stesso tempo «ad onor del vero» tra i tanti comportamenti illegali le intercettazioni «danno l’evidenza di alcuni medici operanti in modo corretto».
Venerdì mattina, le Fiamme Gialle hanno eseguito undici misure cautelari, mentre sono in tutto novanta gli indagati tra medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali.
Decine le intercettazioni che hanno permesso di ricostruire un sistema all’interno dell’ospedale, tutte legate dal fil rouge di certificati falsi perché i pazienti ottengano benefici, che siano pensioni, prestazioni Inps o più semplicemente trasferimenti di luoghi di lavoro. Inevitabilmente il medico avrebbe approfittato di una “rete”: non tanto complici, quanto colleghi disponibili a venire incontro alle richieste. Favori, appunto. Ci sarebbero cascati sanitari di Ortopedia, Otorinolaringoiatria, Fisiatria, Ortopedia, Diabetologia, operatori del Laboratorio di analisi.
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