Condannata tutta la famiglia Pelle “Gambazza” . La Corte d’Appello reggina, Massimo Gullino presidente, Cinzia Barillà estensore, ha inflitto quattro anni e sette mesi di carcere a Giuseppe Pelle, mentre 3 anni di reclusione sono stati comminati alla moglie Marianna Barbaro e al figlio Antonio Pelle. Questo processo d’Appello arriva dopo l’annullamento con rivio disposto dalla Corte di Cassazione il 10 marzo dello scorso anno. L’inchiesta, denominata “Reale 4- Ippocrate” fu condotta dai Carabinieri reggini su coordinamento del pm antimafia Giovanni Musarò (adesso in servizio presso la Dda di Roma ndr) e prende il via dalle conversazioni intercettate nell’inverno del 2010 nell’abitazione di Giuseppe sfociate, poi nelle operazioni “Reale” uno, due e tre. Come nelle precedenti indagini, disvelarono i rapporti della cosca con l’ambiente universitario e con il mondo politico locale, anche in questa sono emerse le presunte collusioni con i colletti bianchi, nello specifico con medici ritenuti compiacenti e disponibili alla esigenze del boss. In particolare Giuseppe Pelle si sarebbe procurato una sorta di cartella clinica contenente numerosi certificati medici, funzionali ad attestare la sua incompatibilità col regime carcerario. Con il tempo, poi, la tecnica si era andata affinando e, dal 2006, “Gambazza” aveva cominciato a dichiarare falsamente di soffrire di “depressione maggiore”, diagnosticatagli in più occasioni e da più medici. Proprio grazie alle false certificazioni attestanti la patologia psichica in argomento, nel 2008, il boss di San Luca era già stato scarcerato. I giudici di Piazza Castello hanno già depositato le motivazioni della condanna, contestualmente al dispositivo in cui sono riportate le pene inflitte. «La pena- è scritto nella sentenza dell’Appello bis- è congrua alla luce del fatto che si tratta di condotte tutte reiteramente e sistematicamente volte a ottenere false attestazioni da produrre all’autorità giudiziaria per sviare i rigori delle risposte giudiziaria al curriculum criminale di giuseppe Pelle, classe 1960, con precedenti in materia di criminalità organizzata e di ricettazione e detenzione di armi, considerato al vertice di organismi apicali all’interno della ‘ndrangheta. Il Collegio inoltre, non si “sorprende” del mezzuccio impiegato dal figlio di ‘Ntoni Gambazza. «Tale attività- scritto- si innesta nel background criminale del Pelle che a questi espedienti delittuosi riusciva ad eludere gli effetti repressivi dei suoi precedenti giudiziari per associazione di stampo mafioso, ricettazione e detenzione illegale di armi ( ben due) e del conseguente regime preventivo applicatogli, negando qualsiasi possibilità di recupero e resipiscenza rispetto al proprio inteso e mai sopito passato delinquenziale».

Angela Panzera – il dispaccio.it