La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto l’ex consigliere regionale della Calabria Cosimo Cherubino dall’accusa di associazione mafiosa perché il fatto non sussiste. I giudici di piazza Castello hanno assolto anche l’ex consigliere comunale di Siderno Domenico Commisso (condannato in primo grado a 9 anni e sei mesi) e Rocco Tavernese. Rideterminata, invece la pena per Damiano Rocco Tavernese, condannato a 9 anni di reclusione.
Cherubino, condannato in primo grado a 12 anni di carcere, era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta denominata “Falsa Politica” che, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, aveva portato nel mese di maggio del 2012 all’arresto di 14 persone accusate a vario titolo di essere contigue o affiliate al “locale” di ‘ndrangheta di Siderno, al cui interno opera la potente cosca dei Commisso.
Cherubino: «Non mi candiderò mai più»
«Mi sono sempre difeso avendo fede in Dio, credendo nella giustizia, soprattutto nella mia innocenza, seguendo il processo e introducendo costantemente, per anni, nuove prove a chiarimento della mia posizione. Devo ringraziare dal profondo del cuore l’avvocato Sergio Laganà che ha sempre combattuto credendo in questo risultato fin dall’inizio di questo incubo. Devo ringraziare il prof. Avv. Nico D’Ascola che mi ha seguito con professionalità nella fase d’appello e gli avvocati Giuseppina Zampaglione ed Ettore Squillace, i CT della Difesa, Domenico Garreffa, Antonio Milicia e Antonio Miriello». Così Cosimo Cherubino commenta a caldo la sentenza dei giudici d’Appello.
«L’assoluzione è il frutto di una difesa maturata negli anni, durante i quali si sono sempre più approfonditi i temi della difesa. L’unica certezza che in questo momento – continua Cherubino – mi sento di dichiarare è che non mi candiderò mai più in nessuna competizione elettorale. In questi anni ho molto sofferto e il pensiero di profonda riconoscenza va a tutti i miei familiari che hanno sofferto con me, ai miei genitori che non hanno potuto gioire in questo momento e, soprattutto, a mia moglie e mio fratello»
Ilario Balì ilreggino.it