«Alla luce di tutti gli elementi valutati, la Corte territoriale ha, quindi, puntualmente ponderato, con esito positivo, la credibilità e l’attendibilità, anche estrinseca, delle dichiarazioni suindicate, dando conto, in modo immune da vizi logici, delle ragioni che hanno spiegato i limiti e le divergenze dei rispettivi narrati, in connessione con i diversi inquadramenti prospettici derivanti dalle rispettive fonti dirette, punti tuttavia che – mentre hanno contribuito a dare materia alle ragioni poste alla base della riforma della sentenza di primo grado quanto alla posizione dei coimputati – non hanno invece inciso sulla convergenza dei contributi narrativi circa la precisa individuazione dell’esecutore materiale dell’omicidio di Pasquale Marando nella persona di Saverio Trimboli».
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la Cassazione ha confermato la condanna di Saverio Trimboli, detto “Savetta”, alla pena di 20 anni di reclusione per l’accusa di essere stato l’esecutore materiale dell’assassinio del cognato Pasquale Marando, detto “Pasqualino”, (classe 1963), scomparso nel 2002, che sarebbe stato vittima di omicidio con occultamento del cadavere. I giudici della Prima sezione penale hanno respinto il ricorso della Procura reggina confermando le assoluzioni di Natale Trimboli e di Rocco Trimboli, per come sostenuto dall’avvocato Francesco Lojacono, di Rosario Barbaro, detto “Rosi”, difeso dagli avvocati Armando Veneto e Luca Maio, nonché di Domenico Trimboli per il quale è intervenuto l’avvocato Lorenzo Gatto.
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