“Io penso uno dei grandi problemi della politica italiana è che il 90% della classe dirigente non ha mai lavorato un giorno fuori dalla politica il che rende difficilissimo far accadere le cose. Io ho lavorato, ad esempio, alla Ferrari e in altre realtà importanti, ma posso garantire che il fare il ministro, e io l’ho fatto, è 100 volte più difficile che gestire un’azienda”.
Lo ha affermato Carlo Calenda, presidente di Azione a Vibo Valentia.
“Noi, come Azione – ha detto poi Calenda – stiamo cercando di costruire un’area repubblicana del buon senso che possa essere votata dagli elettori di centrodestra sulla base che siamo democratici, ovviamente europeisti e che cerchiamo di spiegare cosa fare a partire dai diritti sociali fondamentali come la sanità, i salari bassi i cui dati dell’Istat sul potere d’acquisto sono drammatici. Siamo l’unico Paese europeo che ha diminuito il potere d’acquisto del 4,5% in 10 anni, va rivista la contrattazione collettiva nazionale perché non funziona, va fatto il salario minimo ma di queste cose non ne parliamo perché si preferisce discutere di altro, di Fedez, di Lollobrigida. Ma questa non è politica, questo è un gioco per bambini. È il sistema perfetto trovato dalla destra e dalla sinistra per indurre i cittadini a non votare”. “Quindi – ha concluso – se si votano persone che non hanno mai lavorato fuori dalla politica in vita loro, non ci si può aspettare che gestiscano alcunché, sia di destra che di sinistra”.
“Se prendiamo ciò che spendono i singoli Stati europei sulla difesa viene fuori la cifra di 240 miliardi, quasi il doppio della Russia. È la terza spesa militare nel mondo dopo Stati Uniti e Cina. Allora cos’è che non funziona? Il fatto che questa spesa viene fatta in primo luogo male, perché si comprano sistemi di arma diversi e non c’è integrazione e, in secondo luogo, essa è ancora tutta dipendente dalla Nato, mentre se l’Europa avesse un esercito comune avrebbe la possibilità di difendere, e soprattutto di dissuadere, eventuali aggressori con la forza della sua dimensione. Se prendiamo l’Europa dal punto di vista della forza economica siamo i terzi al mondo, però dobbiamo imparare a stare insieme perché altrimenti non contiamo niente”.
“Noi nel Parlamento europeo siamo 25esimi su 27 in termini di influenza, cioè di potere, mentre siamo terzi in Europa in termini di Pil. Ecco, io credo che il meccanismo con cui si decidono le cose del Parlamento europeo è molto tecnico, vale a dire se si parla di ambiente, di energia, di difesa comune bisogna avere qualcuno che conosca bene la materia. Come Azione stiamo costruendo una lista che abbia il più possibile persone capaci tecnicamente”.
“Poi, cosa vogliamo dall’Europa? Noi – ha aggiunto – vogliamo un’Europa che da condominio litigioso diventi una grande potenza il che vuol dire ad esempio difesa comune, che abbia un pilastro sociale importante”. “Penso – ha sostenuto ancora Calenda – sia stata una follia che i 5 Stelle e la destra non abbiano preso il Mes sanitario perché erano 38 miliardi di euro da destinare alla sanità e che avrebbero consentito di assumere medici e infermieri a differenza del Pnrr. Quindi, vogliamo riaprire quel discorso, e vogliamo una politica industriale comune europea perché altrimenti l’Italia ha meno soldi degli altri, quindi i tedeschi aiutano più di noi le loro imprese e lo stesso i francesi. Noi non possiamo rimanere indietro, dobbiamo avere una politica che sia unitaria, e che da questo punto di vista, sia anche equa e sia allo stesso livello per tutti. Più forte è l’Europa comune meno noi siamo diciamo deboli rispetto agli altri Stati”.
“Il punto, per noi – ha detto il leader di Azione – non è mai stato superare il 4% ma costruire una forza che sia grande abbastanza per imporre la fine di questo scontro perenne sul nulla, e per farlo dobbiamo avere abbastanza voti per poter dire a destra e sinistra di fermarsi e fare alcune come insieme per il Paese, come avviene ad esempio in Germania dove si siedono ad un tavolo e ragionano sulle cose importanti. E per far ciò bisogna votare Azione perché altrimenti è un continuo ripetersi di quanto sta accadendo da tempo”.
“Azione non prende soldi da concessionari pubblici, da chi fa appalti pubblici, da chi prende incentivi pubblici diretti perché ritengo che il partito non può prendere soldi, legalmente intendo, da chi poi dipende dal tuo giudizio perché è chiaro che si costruisce un’influenza. Questo è lecito in Italia e solo in Italia. È lecito pure, in Italia, che il mio amico Matteo Renzi si pigli qualche milione di euro dall’Arabia Saudita, quindi da un altro Stato, stando in Parlamento. È allora bisogna disciplinare i conflitti di interesse, poi il finanziamento pubblico solo se non ci sono i finanziamenti privati perché in precedenza c’erano entrambi. Facendo l’esempio di quanto sta avvenendo a Genova, adesso, va regolato questo fatto, cioè che deve essere illegale, per il concessionario del porto Genova finanziare la campagna elettorale del governatore che deve decidere sulla sua concessione. È una banalità assoluta ma che solo in Italia avviene”.
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