L’Istituto Italiano di Cultura di Toronto ha organizzato tempo addietro una serata speciale in
memoria di Antonino Mazza (1949-2017), premiato poeta d’origine calabrese (San Roberto
d’Aspromonte), traduttore ed editore in Canadà, sua patria adottiva..
La serata ha visto le letture delle opere di Antonino Mazza eseguite da cinque poeti e scrittori italocanadesi: Joseph Maviglia, Gianna Patriarca, Corrado Paina, Damiano Pietropaolo e Lucio
Iacobelli.
ENZO STRANIERI
Ho letto La nostra casa è in un orecchio cosmico, primo impegno poetico di Antonino Mazza,
grazie al consiglio di Vito Teti, grande estimatore e amico dello stesso. Di ciò lo ringrazio molto
perché così facendo mi ha dato l’opportunità di conoscere un intellettuale raffinato e
profondamente unito alla nostra Calabria. Purtroppo ci ha lasciato anzitempo, non ha potuto
chiudere il cerchio intellettuale per come avrebbe voluto, ma ci ha ugualmente donato una traccia
indelebile della sua avventura terrena. Mazza, come tutti gli emigranti, conserva gelosamente
il mondo dell’infanzia; pertanto egli vive una doppia condizione psicologica: il passato, che per il
fatto di trovarsi in una posizione non secondaria della mente, può essere definito tempo presente, è
la realtà d’ogni giorno, che richiede fatica, sforzi d’integrazione non indifferenti.
I figli dei nostri emigranti rappresentano invece una generazione presente/assente rispetto alle
problematiche socio-culturali del luogo d’origine. Il “vantaggio” di tale generazione é dovuto, tra
l’altro, alla fruibilità dei nuovi mezzi di comunicazione.
Ma la caratteristica più marcata degli appartenenti a tale fase storica é quella di una nostalgia attiva,
non necessariamente dolorosa, che consente loro di vivere da protagonisti nel luogo d’adozione.
E’ una generazione che prende e dà, non sopravvive all’interno del tessuto sociale in cui opera.
E’ parte integrante e propositiva. Ha peso e voce nell’ambito della realtà che ha scelto come
osservatorio privilegiato della propria vocazione creativa.
E’ il caso degli scrittori italo-canadesi di cui si è cominciato a parlare con un certo interesse.
Antonino Mazza (1949-2017) emigra in Canada dalla Calabria nel 1961, ha studiato letteratura
inglese, letteratura comparata e filologia romanza presso la Carleton University, l’Università di
Toronto e la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Cominciano col dire che in La nostra casa è in un orecchio cosmico , ed. Monteleone, 1998, con la
traduzione di Rosamaria Plevano, è un testo poetico dove Mazza ha bisogno di dare una forma alla
fisicità del mondo che lo ha partorito, perché uomini e cose si dibattono nella sua mente alla ricerca
di una collocazione definitiva, e non solo come mera presenza ma come realtà di cultura dalla quale
partire per il lungo viaggio verso una conoscenza cosmopolita, non rinnegando- ma filtrando- il
cosiddetto mondo moderno, gli spazi vasti della realtà in cui si vive, sempre memore che
In un orecchio cosmico di aspri picchi e colline terrazzate
dove la ginestra e ciclamino fioriscono
a fianco e i limoni
e la casa dove sono nato
In tal senso, Mazza, nella sua introduzione al testo poetico (tradotto in disco dal fratello del poeta,
Aldo, che ne ha curato le musiche) ci ricorda le parole di Jean Cocteau: “ Più il poeta canta
dall’interno del suo albero genealogico, più è intonato”.
Mazza vuole avere una memoria antropologica, non nostalgica, del suo passato, perché la nostalgia
distrugge la tensione creativa, logora i ricordi, sollecita amaro fiele nell’animo turbato. La memoria
è invece conoscenza, cultura di un popolo, perché senza memoria ogni individuo è perso, privo
d’identità.
La memoria è realtà viva, per dirla con Borges, un inno contro la morte.
Mazza è fortemente impegnato nella ricerca del suo pianeta d’origine, infatti.
Per recuperare questo pianeta, spalanco le braccia
e, come scia di nave, il mio alfabeto sgorga
per baciare le fiamme, il mio cuore, per ridargli il battito,
la luce che sorride nella stanza dentro cui tutte le stanze irrompono,
per fare più spazio.
Le 12 poesie che compongono il testo poetico sono state scritte in inglese ma – e ciò non è un
paradosso- pensate in italiano. La traduzione evidenzia questa peculiarità intellettuale, nel senso che
la resa poetica non viene intaccata dal gusto personale della traduttrice. La purezza lirica di fondo
rimane intatta, a conferma che vi può essere una “doppiezza” intellettuale priva di qualsiasi
ambiguità.
E ciò perché
Il sole è arrivato, e le barche gialle e azzurre.
E la poesia che segue le stagioni mi balza
in grembo, come luce del giorno vien fuori da un armadio,
come scoiattolo, all’alba.
Enzo Stranieri
foto fb: caffè letterario Mario Lacava