“Ritengo doveroso fare chiarezza sull’attuale situazione dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte sulla cui vicenda ancora oggi gravano contenziosi non risolti con l’amministrazione dell’Ente”
Inizia così Patrizia Foti – Segretario Generale Territoriale della UILPA di Reggio Calabria, il suo excursus sulla spinosa questione ENTE Parco Nazionale dell’Aspromonte.
“Lo scorso 25 settembre – continua Foti – avevamo dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori contestando la mancata esigibilità del contratto integrativo 2019/2021 già sottoscritto, la mancata attuazione delle progressioni orizzontali e verticali, la mancata attuazione dei progetti incentivanti e la mancata distribuzione dei fondi di produttività 2019/2021 regolarmente certificati dagli organi di controllo in attesa di erogazione e altre questioni riguardanti le politiche del personale. Un’attività sindacale intensa scaturita nel ricorso all’art.28 con il quale il Tribunale di Reggio Calabria aveva riconosciuto la condotta antisindacale dell’allora direttore Putortì. Alla nuova compagine amministrativa, il dottore Carullo quale commissario e la dottoressa Scalera in qualità di dirigente f.f. abbiamo ribadito, a differenza delle altre organizzazioni sindacali che erano pronte a firmare il contratto integrativo prima ancora che fosse completato tutto l’iter del piano della performance, che era necessario dare seguito alle nostre legittime richieste al fine di procedere alla firma del contratto integrativo”
“I verbali delle riunioni tenutesi il 13 e il 28 giugno scorsi evidenziano la netta posizione della UILPA che rivendica la chiusura del ciclo della performance quindi la consegna delle schede ai lavoratori e, solo successivamente, l’apertura della discussione del contratto integrativo. Non essendo quindi plausibile accettare le proposte messe sul tavolo, abbiamo deciso di non apporre la nostra firma sul contratto integrativo così come richiesto dall’ente, almeno fino alla chiusura del ciclo della performance. A oggi – spiega Foti – possiamo affermare con certezza che la vittoria è tutta targata UILPA. Una lunga ed estenuante battaglia intrapresa a settembre dello scorso anno e conclusasi con l’accoglimento da parte del Giudice del Lavoro delle contestazioni mosse ai sensi dell’art.28 e che ha riportato alla normale gestione amministrativa l’ENTE soprattutto per quanto riguarda l’erogazione dei fondi ai lavoratori”
“Proprio il dissenso della UILPA – continua Foti – espresso con una nota allegata al verbale della riunione dello scorso 28 giugno, ha obbligato l’amministrazione dell’Ente a completare la fase della performance, a revisionare le schede e a rivalutare la produttività dei lavoratori. Sono stati raggiunti risultati eccellenti ma, come sindacato, ci attende ancora un’ulteriore sfida. Una battaglia giudiziaria seguita dall’Avvocato Natale Polimeni che ha già trasmesso una diffida e messa in mora sia alla direzione che al commissario dell’Ente e per conoscenza al Ministero dell’Ambiente, affinché siano rimossi tutti gli effetti correlati all’annullamento della determina dell’allora direttore Putortì, che aveva definito la caducazione dei contratti dei lavoratori, facendoli “ricadere nelle grinfie del precariato”.
“Ulteriore contestazione, anche l’adozione del PIAO 2024/2026, non approvato dalla Uilpa, a differenza del parere favorevole espresso dalle altre Sigle sindacali Confederali, sul quale è stato indicato, alla voce stabilizzazione, un numero pari a zero, a differenza del nuovo piano assunzionale, che prevede l’incremento di cinque nuove unità. Come Organizzazione Sindacale ribadiamo con forza che non siamo contrari alle nuove assunzioni, ma appare alquanto lapalissiano che non sia prevista la stabilizzazione del personale fuori pianta organica che da quasi 25 anni presta servizio presso l’Ente parco con risultati eccellenti. Non è pensabile – conclude Foti – che un Ente dello Stato favorisca ancora oggi il precariato andando contro tutte le recenti direttive europee per le quali Bruxelles aveva avviato, nel non lontano 2019, una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Procedura che contestava il recepimento non corretto nell’ordinamento nazionale delle Leggi UE, che impongono agli Stati membri di non discriminare a danno dei lavoratori a tempo determinato e che obbligava l’Italia a disporre tutte quelle misure atte a prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato”.