Sono in totale 1027 in Calabria gli emodanneggiati, che devono fare i conti con ritardi ormai da troppo tempo, si tratta di 500 euro, una cifra che per molte di queste persone rappresenta l’unica entrata mensile con cui vivere. Alcuni hanno avviato procedure legali e amministrative, altri si sono rivolti direttamente alla Procura. La liquidazione generalmente avviene bimestralmente, cioè ogni 2 mesi, ma l’ultimo pagato risulterebbe essere il primo del 2015.
È una storia amara, il gip del capoluogo ha fissato un’udienza per sentire le parti e decidere se disporre ulteriori indagini. Una delle vittime, una catanzarese, ha presentato denuncia. Sono storie che si intrecciano con l’attuale decisione presa a Strasburgo dalla Corte europea che ha condannato lo Stato Italiano a risarcire 371 cittadini infettati da vari virus, tra cui Aids, epatite C e B, tutto è avvenuto attraverso delle normali trasfusioni di sangue negli ’70 e ’90.
“Quasi tutti hanno richiesto e ottenuto il riconoscimento di uno specifico indennizzo previsto dalla legge 210 del 1992: per ottenerlo una apposita commissione medico ospedaliera deve accertare l’esistenza di tre condizioni: il nesso causale tra la trasfusione e la patologia contratta. La tempestività della domanda. Gran parte delle persone che hanno ottenuto il riconoscimento dell’indennizzo, hanno fatto anche azione di risarcimento danni nei confronti del ministero della Salute, non essendo la causa civile alternativo al riconoscimento del danno.”
Il totale dei risarcimenti che lo stato dovrà erogare supererà i 10 milioni di euro, ma a Cantanzaro, adesso si fa rumore per quei 500 euro che dovrebbero arrivare ma non arrivano mai, e questa inizia ad essere avvertita come una situazione insostenibile per tutte le persone malcapitate in questo giro di sangue infetto.
Carlotta Tomaselli
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