Mario Oliverio ha inviato tramite un post sui social una lettera aperta al segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, nella quale ha ufficializzato il suo forfait dalla competizione elettorale ma non ha tralasciato di togliersi qualche sassolino nella scarpa. La prende larga, a dire il vero, Oliverio, rammentando al leader addirittura la parabola di Salomone, per poi arrivare al nocciolo della questione: “pur ritenendo di avere tutte le ragioni del mondo non faccio dividere il bambino a metà. Di altri sono e saranno le responsabilità. La Storia si incaricherà di fare giustizia di tutto, presto o tardi”, scrive il governatore uscente. Il presidente della Giunta comunica così la decisione del “passo indietro” per non consentire, afferma “che venga distrutto e dilaniato un patrimonio che è la mia storia politica” Un passo indietro, però, che non è un’uscita dalla scena politica: “Continuerò ad andare in giro per la Calabria, nei centri piccoli e grandi, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della sofferenza e della speranza per mostrare il lavoro che abbiamo avviato in questi 5 anni in condizioni difficilissime e soprattutto per dimostrare che un’altra Calabria è possibile, che si può cambiare il corso delle cose con l’azione continua e costante del buon governo”. Poi una bordatina a Zingaretti: “Ti riconfermo – scrive Oliverio nel post – che è stato un errore politico grave e serio non aver voluto ricercare una soluzione che potesse rappresentare al meglio il fronte democratico nell’imminente campagna elettorale per le regionali, una soluzione di autentico rinnovamento, come fino all’ultimo ho sollecitato”. Così come altrettanto “grave e miope”, sempre secondo il governatore, sarebbe stata “la gestione burocratica e irrispettosa dell’intera vicenda e l’ostinazione ad impedire, in questi mesi, una soluzione partecipata ed aperta alle forze del centrosinistra, ai movimenti civici, agli iscritti e agli elettori democratici calabresi”. “Ad una grande forza democratica come il PD – conclude Oliverio – non giovano egoismi correntizi e meschini veti ‘non detti’, ma una visione alta, in Calabria come per il resto del Paese”