Un consiglio comunale che prevedeva “scintille” è terminato in un  classico “volemose bene” collettivo. Nessuno dei consiglieri comunali ha chiesto le dimissioni al Sindaco Fuda e alla sua giunta, nessuno ha chiesto le dimissioni al consigliere comunale del Centro Democratico, Giuseppe Figliomeni,  capogruppo del Centro Democratico, che alle elezioni amministrative è stato eletto con largo suffragio di voti. Neppure i consiglieri comunali di minoranza (solo due) hanno chiesto le dimissioni,  limitandosi solo a dichiarare pubblicamente di essere “garantisti” fino al terzo grado di giudizio e riponendo grande fiducia nel lavoro che la magistratura dovrà effettuare nei prossimi mesi. Fa sensazione, agli occhi dell’articolista, l’atteggiamento del consigliere comunale della lista “Volo”, Michele Cataldo, che, dopo essere subentrato nel civico consesso all’incompatibile Giuseppe Caruso, contravvenendo alla richiesta di dimissioni di sindaco e della giunta al fine di evitare il rischio di un nuovo “scioglimento dell’ente” per infiltrazioni mafiose formulata qualche giorno prima dallo stesso candidato a Sindaco della sua lista, si è limitato a ribadire quanto sia importante garantire ai cittadini legalità e trasparenza guardandosi bene però dal riformulare in assemblea la richiesta effettuata da  Caruso e puntando  addirittura il dito contro i giornalisti, rei,  a suo avviso, di  aver esagerato nel riportare alcune notizie. Senza voler fare tanti giri di parole ci sorge un dubbio: o Michele Cataldo agisce “motu proprio” senza tenere in considerazione le direttive dei componenti della lista civica “Volo”, oppure la stessa lista ha cambiato strategia politica. Delle due, l’una.  Sarebbe allora il caso che qualcuno intervenisse per chiarirci le idee perché riteniamo incomprensibile siffatto comportamento in aula. Stesso dicasi per il consigliere di centro-destra Pietro Sgarlato  che improvvisamente si è scoperto “garantista” affermando che un’eventuale ipotesi di reato commessa da un singolo consigliere non è giusto debba ricadere sull’intera compagine amministrativa che amministra una città. Peccato però che Pietro Sgarlato non la pensasse così nel 2012 allorquando,  da vicesindaco, qualche giorno dopo che Riccardo Ritorto ricevette un avviso di garanzia, minacciò le dimissioni. Infatti, lo stesso Sgarlato, insieme al suo collega di partito e amico Renato Scopelliti, invitarono più volte Ritorto a dimettersi tanto che nel corso di un’animata interpartitica (alla quale presi parte) anticiparono a tutti i presenti che se non avesse rassegnato le dimissioni sarebbero stati loro a prendere l’iniziativa per fuoriuscire dal gruppo. Le dimissioni di Ritorto poi arrivano anche dietro consiglio dei suoi legali e tutto si esaurì rapidamente.  Considerazione finale:  in quanto a “garantisti” questo paese ne ha molti, ad iniziare dall’ex Sindaco Mimmo Panetta, ideologo della lista Fattore Comune che ha avuto riconosciuto un assessorato in più (di alto profilo) dal sindaco Fuda,  che, lo ricordiamo, all’indomani della ricezione dell’avviso di garanzia a Ritorto, si presentò accompagnato da altri esponenti Pd , tra cui autorevoli parlamentari, davanti al Prefetto  di Reggio Calabria Piscitelli chiedendo lo scioglimento del consiglio comunale. Ricordo nitidamente che la stessa operazione politica compiuta nel maggio scorso venne fatta nel lontano 2006, sempre dallo stesso Panetta che si candidò a Sindaco appoggiato da ben 6 liste: La Rosa nel pugno, Democratici sinistra, Verdi, Rifondazione Comunista, Comunisti italiani, DL. La Margherita e due Liste Civiche, portandosi dietro un centinaio di donne e uomini, piazzati strategicamente in numerose famiglie della città, provocando la polverizzazione del voto e la morte definitiva del voto di opinione. Questa è storia politica, le altre sono chiacchiere !  

Antonio Tassone

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