La notizia del giorno, riportata da tutti i siti web e rimbalzata prontamente sui social con la forza di un uragano, ha riguardato l’arresto del maestro Cosimo Papandrea che assieme a Mimmo Cavallaro è riuscito a lanciare nel panorama musicale (nazionale e internazionale) la tanto bistrattata musica popolare calabrese. Sul palco, con un organetto in mano o la lira calabrese (sino ad allora strumento semi-sconosciuto) il maestro Papandrea (detto ‘u cardararu per il fatto di essere il figlio dello stagnino della frazione  Junchi di Gioiosa Jonica) ha sempre rappresentato una vera e propria forza della natura. Uno dei pochi che ancora era capace di entusiasmare gli spettatori dei suoi concerti coinvolgendoli spesso in balli frenetici ed accattivanti. Negli ultimi tempi, Cosimo Papandrea, dopo il divorzio artistico con Mimmo Cavallaro, era riuscito a crearsi  un gruppo tutto suo e le tante serata dell’ultima estate trascorsa avevano confermato la sua incredibile “verve” artistica e personale con la proposizione di nuove canzoni e il rafforzamento del legame con il suo territorio. Prima di stamattina, in molti si dichiaravano amici del maestro Papandrea: politici, organizzatori di feste, componenti di associazioni cittadine, comitati, giornalisti , cronisti e anche colleghi musicisti. Nel periodo di massimo fulgore tutti si rivolgevano a lui quando bisognava avere la certezza di riempire le piazze del paese oppure per chiedere favori personali magari anche rispetto al prezzo del cachet artistico oppure per cercare di convincerlo ad esibirsi gratis o  poterlo intervistare. E lui, per come lo conosciamo noi, non si è mai tirato indietro:  è stato sempre accondiscendente proprio per cercare di mantenere i suoi buoni rapporti personali. Poi, stamattina,  all’improvviso, per una vicenda che risale a circa 15 anni fa (e non 28)  che lo stesso Papandrea non ha mai smentito, è trapelata la notizia  dell’arresto per la conferma di una condanna per  l’espiazione di una pena residua derivante da una sentenza divenuta ormai definitiva. Da quanto ci risulta Cosimo Papandrea si è costituito il 13 gennaio alla Casa Circondariale di Locri. Ci sono voluti ben 15 anni per chiudere questo procedimento che lo riguardava. Orbene, tra pochi mesi Cosimo Papandrea sarà di nuovo fuori dal carcere, avrà  mille motivi per poter essere risentito contro tutti quelli che senza nessuna pietà lo hanno buttato nel “tritacarne mediatico”. La risalita sarà  lunga e tortuosa ma siamo sicuri che Cosimo Papandrea riuscirà a riprendere il suo feeling con il pubblico. Auspichiamo, però, che la giustizia italiana possa essere altrettanto giusta e puntuale anche con i “pesci grossi” e non solo con i suonatori d’organetto.

Antonio Tassone