Per chi conosce il paese di Lumache, diventa divertimento puro (ed insegnamento) il bel libro di Anton.francesco Milicia e di Antonio Tassone. 500 pagine, tanto sugo piccante  dove  inzuppare  il pane, dove ritrovare mille storie.

L’abbuffata di vavalaci d’inizio autunno è invece una tantum. Si sa, le prime piogge li obbligano  a risalire in superficie, se la scampano, si interrano di nuovo e continuano la loro vita come  vermitura;  finché, poverini ,  non arrivano in quella forma anche loro sulla tavola.

Anni addietro c’è stato un commercio di una certa importanza dei vermitura in alcuni paesi dell’interno: operai impegnati in altre mansioni, li scavavano, li vendevano ai commercianti della zona che li piazzavano soprattutto a Messina e in Sicilia, dove il prezzo al minuto è sempre stato alto, ma non capace di scoraggiare i buongustai.

Sono molto simpatici gli intermezzi dialettali presenti nel libro, in questa maniera i fatti sono calati ca cucchiarina (questo non mi ricordo se c’è ), sono splendide le metafore un lavoro con le unghie pulite, lavorava a non fare nulla, il megaminimondo di Lumache, bassorilievo umano … Nelle scene che raccontano le scop…erte di maschietti e femminuccie ( con dovizia di particolari quelle dell’Architetto e della Ferrari) c’è un trionfo di metafore, come il trionfo di dolci che conclude il pranzo nunziale e accorcia il tempo verso il pasto successivo, serale, il più atteso. C’è una serie talmente ricca di sostantivi, aggettivi e verbi per descrivere le effusioni ( povere), il vigore (ricco), gli sfinimenti (inevitabili) degli incontri che non vale la pena riportarne nemmeno una di quelle metafore.

Sinceramente, non c’è nessuna delle questioni piccole o grandi che nascono e girano intorno alle elezioni e ai traffici del Comune ignorate. Ma, personalmente, seguo il consiglio di Tommaso Labate (I Rassegnati) “l’unico argomento dell’amore è l’amore, l’unico argomento del lavoro è il lavoro“. Perciò, per non perdermi, scelgo un solo argomento: come si chiede e come si prende il voto a Lumache e dintorni. Il grande tema del consenso. La qualità del consenso. Vogliamo leggere il voto dalla parte dell’elettore, troppo semplice farlo dalla parte di chi lo chiede. Ernesto Galli della Loggia e Giuseppe De Rita, per ultimi, ci spiegano che il popolo non è una cosa “unica”. Il movimento 5S, che si dice il partito del popolo, è organizzato con la piattaforma Rousseau, ma sta sotto un privato, la Casaleggio Associati. Il filosofo francese la prima cosa che esclude, però, è la prevalenza di un privato sulle azioni collettive del popolo (idealizzato all’infinito). Paolo De Luca lo scrive nel suo “Il vento dell’est”. Il popolo è formato da più componenti, con differenti lavori, interessi, scelte, amori, umori …

Episodio a parte dell’impiegato infedele Guarnaccia, corrotto dall’Architetto, che ha manipolato gli elenchi elettorali, il punto è se a Lumache (o altrove) esiste il voto di opinione. Il voto si dà perché di quel sindaco o di quel consigliere si apprezza la cultura, la correttezza, la preparazione, la capacità di intessere relazioni, di utilizzarle a favore della comunità, oppure contano i calcoli, gli opportunismi, i favori, i baratti, i trucchi? Il trucco di Don Ciccio è azzardato: il capo bastone non da i voti al cugino, perché non ne prenda “molti”, li da ad un altro candidato, dice, per evitare noie giudiziarie, accuse di voto di scambio, ma poi lo impone come vicesindaco e assessore al Bilancio… Ma cugino era e cugino resta… Il Sindaco-Architetto è il figlio legittimo, ahimè, dei tempi (e dei luoghi), è ambizioso, manovriero, possessivo, corrotto. La Ferrari lo ha sedotto (con i voti di preferenza e con il Viagra, a sua insaputa), presto lui l’ha abbandonata … Il Sindaco e il vicesindaco mancato, la Ferrari, sono per un verso o per l’altro, due macchine di voti. Succede che l’elettore voti la Malavenda, per quanto ignorante e pettegola, perché è faciotola e se va al Turismo può inserire il suo locale nel Piano Spiaggia… gli paga il voto.

Non si attiva per redigere il piano perché dovrebbe dire dei si e dei no, traccheggia e affida discrezionalmente gli spazi. Succede che voti la Scomparin perché è altrimenti generosa, invece nella gestione della sua delega, l’Istruzione, è pigra, poco efficace. Quell’altro che voti, Alessi, gli ha promesso di sanare l’abuso edilizio, che non si potrebbe. In che misura i cittadini-elettori chiedono solo il loro, il particulare se non la forzatura o l’illecito? I discorsi sulle regole e sulla trasparenza di frequente vanno a farsi benedire. Come il voto di opinione.

Tiene banco il dibattito sul populismo: non possiamo considerarlo un fattore di crisi della democrazia. Il voto dei cittadini va rispettato, diverso è discutere della capacità di governo dei partiti populisti, che poi in Italia sono quelli che dominano questa fase, Lega e 5S. I vavi portano vanterìa, rosicamento, invidia, guai. Usurpano la buona condotta. A Lumache gli elettori hanno fatto vincere l’Architetto: Massimo Gramellini ci ha ricordato cos’è la Legge dello specchio: “attiri la persona che riflette la sua anima”. Il responso delle urne legittima gli eletti e rivela i desideri di chi vota.

Oggi sogniamo una polis viva, un esempio civico capace di assorbire gli stimoli negativi che nascono e che andrebbero restituiti trasformati e rigenerati. Questo possono impegnarsi a farlo solo i partiti, certamente diversi da come li abbiamo conosciuti negli ultimi decenni, ma senza la maschera del populismo. L’individualista feroce non ci caccia dai guai, si chiami Berlusconi, Renzi o come i capitani attuali. Possibile che non si usi l’equilibrio che i fatti pretendono? Se ti dicono che difendi le libertà acquisite ti chiamano conservatore, che cerchi di conquistarne di nuove ti chiamano radicale, di recuperarne alcune che sono andate smarrite ti chiamano reazionario… fa nulla … È un ragionamento saggio questo che ci ha trasmesso Antonio Martino.

Gli autori, con Lumache, raccontano la realtà, e nel farlo non stonano affatto i momenti di umorismo. Nella canzone italiana, Arbore ha dimostrato che quella umoristica è una componente vivace per comunicare, non è la parente povera. Anche uno impegnato come De Andrè fa il buffo con Don Raffaè, con Il Giudice…   Ridere non basta, bisogna cambiare Lumache. Perché non terminerà mai il dolore che impregna la carne viva della comunità per i fatti tragici come l’omicidio di Masetti, medico e politico. La bravura di Milicia e Tassone sta nell’indicarci qual’è la cappa che pesa sulle comunità. Ma non mancano altri fatti tragici, con un movente per così dire personale, vite distrutte, quella di Canigghia, spinta verso il burrone, dell’appuntato dei carabinieri da un martello domestico, del fascista ed esplosivo Don Pepè…

Un libro da leggere. Un campo arduo solo per le cattive coscenze.

Franco Crinò