La Dda chiude l’inchiesta “Ecosistema”. Nei giorni scorsi i pm antimafia Luca Miceli e Antonio De Bernardo (nella foto) hanno notificato l’avviso di conclusioni delle indagini alle 23 persone coinvolte nell’operazione, condotta dai Carabinieri reggini il sette dicembre scorso. In manette, e ai domiciliari, finirrno non solo presunti esponenti dei clan Iamonte di Melito Porto Salvo e Pavaglianiti, di San Lorenzo e Bagaladi, ma anche il sindaco di Bova Marina, Vincenzo Rosario Crupi, il vicesindaco di Brancaleone, Giuseppe Abenavoli, l’ex sindaco melitese, Giuseppe Iaria (già imputato per ‘ndrangheta nel processo “Ada-Sipario), gli assessori di Brancaleone, Domenico Giuseppe Marino e Alfredo Zappia, l’ex dirigente dell’ufficio tecnico melitese, Francesco Maisano e il dirigente della Provincia, Carmelo Barbaro. Tra gli indagati a piede libero ci furono poi, il consigliere regionale Francesco Cannizzaro e l’ex consigliere Pasquale Maria Tripodi, accusati di corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta, Paolo Laganà, sindaco di Motta San Giovanni, indagato per corruzione. Stessa accusa per l’attuale primo cittadino di Palizzi, Walter Arturo Scerbo. Una vera e propria bufera giudiziaria ha travolto, ancora una volta, i maggiori centri dell’area grecanica del reggino e ancora una volta il comune denominatore è uno solo: la ‘ndrangheta. In tutto, su ordine del gip distrettuale Karin Catalano, furono cinque le persone finite in carcere, 9 agli arresti domiciliari, mentre quattro furono gli avvisi di garanzia spediti nello specifico a Cannizzaro, Tripodi, Scerbo e Laganà. Adesso tutti gli indagati hanno 20 giorni per chiedere di essere interrogati, depositare memorie e documenti.
Angela Panzera e Claudio Cordova- ildispaccio.it