E se, adesso, con l’avvento della Città Metropolitana, la Locride riprendesse la vecchia aspirazione di diventare zona franca ? Non sarebbe en vero e proprio toccasana per cercare di arrivare ad avere una sua concreta ipotesi di sviluppo. Giusto ricordare che, anni addietro,il problema è stato piu’ volte sollecitato in incontri e convegni pubblici e lo stesso imprenditore sidernese Marcello Attisano con appositi comunicati ufficiali evidenziava questa possibilità, legata ovviamente al necessario interesse della classe politica che dovrebbe provvedere all’impostazione delle necessarie procedure per favorire questa possibilità. Come di solito avviene, però, nel territorio della Locride alle idee non fanno mai seguito i fatti concreti e questa ipotesi non è stata mai giustamente attenzionata in quella parte che conta della politica a cui sarebbe toccato il compito di stimolare la realizzazione della zona franca. O quantomeno cercare di realizzarla perché un’ipitesi del genere non è certamente cosa facile. Ma almeno di doveva , e si dovrebbe, tentare perché le premesse, in questa parte di territorio, ci sono tutte e ,adesso, con l’avvento della Città Metropolitana, il compito potrebbe essere addirittura piu’ facile. Questa ipotesi d’altra parte non puo’ essere considerata un’utopia visto che in altri tempi fu addirittura Maria Carmela Lanzetta allora Ministro calabrese per gli Affari regionali e le autonomie che affermò senza mezzi termini nel corso di un convegno che recava il titolo “Le zone franche come politica di sviluppo del Mezzogiorno” che il rilancio italiano non poteva prescindere da uno sviluppo del Sud ed evidenziò, a questo proposito, l’importanza, appunto, delle Zone franche e la possibilità che proprio il territorio della Locride potesse essere una di queste. E lo stesso sindaco di Siderno, Pietro Fuda, in tempi piu’ recenti, nei vari incontri sulla Città Metropolitana ha piu’ volte sollevato l’argomento con argomentazioni indiscutibili. D’altra parte è notorio che la Locride è considerata il Sud del sud e, quindi, anche per questo motivo in questo territorio servirebbe un impegno straordinario, del governo centrale e delle amministrazioni regionali, per cercare di creare le basidi un suo rilancio visto che non mancano le premesse determinata soprattutto dalle enormi potenzialità, ancora non sfruttate, che La Locride si porta appresso, ultima in ordine di tempo, la possibilità di usufruire del “turismo della salute” , iniziativa legata agli effetti benefici – ormai ufficializzati da appositi studi – del suo clima. In questa direzione la zona franca urbana potrebbe veramente essere un autentico toccasana e potrebbe favorire appositi investimenti garantiti da una attento sfruttamento dei fondi strutturali europei indirizzati ad interventi strategici in aree come questa della Locride. Se è vero, dunque, che il tema delle Zone Franche è argomento che assume grande rilevanza proprio nell’ambito delle azioni volte ad accrescere la competitività dell’economia del sud e a sostenere i territori svantaggiati c’è solo da attivare le giuste iniziative per dare la giusta collocazione alla Locride in queste zone. Ma a chi toccherà farlo ?
Aristide Bava