In Europa, prima e dopo l’uscita di scena della Merkel, ha saputo conferire autorevolezza alla nostra rappresentanza guidandola spesso nei momenti più difficili della politica internazionale e tenuto ferma la barra quando ha dovuto fronteggiare la follia di Putin e il contenimento del debito pubblico italiano assediato dal famelico clientelismo politico corporativo, concepito a discapito dei più deboli e delle nuove generazioni. Considerando poi l’eterogeneità delle forze politiche di maggioranza, l’aver retto l’urto della miopia e dell’inconsistenza dei nostri politici “di piccolo e piccolissimo taglio”, potremmo affermare che Mario Draghi è una delle figure occidentali più solide e prestigiose, punto di riferimento anche al di fuori dell’Unione Europea.

Carriere politiche e isterie personali hanno lacerato la maggioranza politica dimenticando che ci sono atti urgenti da compiere prima delle elezioni politiche: mettere in sicurezza le riforme e le direttive del PNRR per non sprofondare nel debito e nella recessione; convogliare le riforme sociali ed economiche indirizzandole sul binario giusto, tempestivamente; fare leva sul contributo delle forze sociali e su ciò che rimane della politica responsabile per varare una nuova legge elettorale (accusata di incostituzionalità e impugnata in alcuni tribunali) per consentire l’esercizio della sovranità popolare. Parlare oggi di allarme rosso per la nostra democrazia non è catastrofismo avventato, stiamo imboccando un tunnel pericoloso per noi e per l’Europa da molti anni atteso dalle destre più retrive. Sarebbe la loro tempesta politica perfetta per sferrare l’attacco. Le astensioni hanno raggiunto punte del 60% degli aventi diritto al voto. Se questo non è allarme rosso per l’esercizio della democrazia bisogna pur stabilire al di là di quale soglia di astensione il paese rischia di sprofondare nella grande crisi istituzionale. Eleggere un parlamento di minoranza elettorale è di per sé manifestazione di lesione costituzionale insostenibile.

Draghi è persona troppo ingombrante, di levatura politica, economica  e culturale troppo alta per i nostri politici.  Costoro, verosimilmente, verrebbero schiacciati dalla perdurante e manifesta sciatteria analitica e progettuale che li accompagna e una qualsiasi comparazione con Draghi si configurerebbe come una frustata etica e politica. Dunque trappole, trucchi e trucchetti vengono sparsi per sgambettarlo in via definitiva al fine di aprirsi varchi di potere e di sopravvivenza.

I parlamentari eletti dal popolo, per quello che hanno mostrato e per quello che non sono stati capaci di fare nemmeno per il popolo che li ha eletti, dovrebbero semplicemente imboccare la via del silenzio almeno sino alle tanto sospirate nuove lezioni nel 2023 per poi scomparire nel nulla. Bisognerebbe prevedere uno spazio politico adeguato per autocandidature nelle prossime elezioni, predisporre la valorizzazione e l’utilizzo delle forze sociali rigeneratrici del tessuto politico, intendendo non il civismo di facciata al servizio dei partiti, ma la società civile che si è mostrata vivificante della democrazia e centrata sulla difesa dei beni comuni, dell’interesse generale, dei valori etici.

Questa società rappresenta il popolo vero, il solo “Campo aperto” da cui attingere per una nuova fase di partecipazione e di politicità sociale cioè di tutto quello che non viene percepito dalle istituzioni e che non ha alcuna rappresentanza parlamentare. Le alleanze devono avere un senso e non saranno decisive se costruite a tavolino, a colpi d’incontri ristretti, e non devono essere orientate a perseguire solo consenso elettorale, radice primaria del loro  fallimento. Alleanze che non nascono su un progetto politico moderno e condiviso, ma che rimasticano, come i ruminanti, ciò che è utile al potere mentre tralasciano da decenni di rispondere alla maggior parte dei bisogni della popolazione. È questa carenza che alimenta l’astensionismo, disprezzo silenzioso verso i partiti e i loro rappresentanti, e lo scetticismo esistenziale,velenoso, che pervade le nuove generazioni. In questa atmosfera auto perpetuante, priva di razionalità e di senso,  potrebbe spegnersi la democrazia italiana aprendo le porte all’amaro destino del default economico e istituzionale. La destra, con i suoi patrioti che fanno spessore e non qualità, non aspettava altro che accendere la miccia. Lo ha già fatto in altre epoche.

Franz Foti

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