SIDERNO – Domenica 18 dicembre sarà presentato a Siderno Superiore nella suggestiva coirnice di Palazzo De Moja il nuovo libro scritto a quattro mani da Daniele Castrizio, docente di Numismatica dell’Università di Messina e Cristina Iaria, laureata in Lettere Classiche e specializzata in Tradizione Classica, dal titolo “I Bronzi di Riace. L’enigma dei due guerrieri” (Città del Sole, 2016). Una occasione per approfondire tutte le teorie sulla localizzazione delle due opere rinvenute a Riace. Una storia che inizia il 16 agosto del 1972 quando, in seguito a una vicenda dai risvolti ancora non completamente chiariti, presso la località di Porto Forticchio di Riace Marina, furono ritrovate due statue di bronzo.. Dopo il recupero, le statue furono avviate a un primo restauro, realizzato tra il 1975 e il 1980 a Firenze. Gli obiettivi dell’intervento erano due: pulizia e conservazione delle superfici esterne e tentativo di svuotamento della terra di fusione posta all’interno delle due statue. Il secondo passaggio coinvolgeva il laboratorio di restauro del Museo di Reggio negli anni 1992-1995 e si concludeva nell’ultimo restauro, tra gli anni 2010 e 2013, effettuato nella sede del Consiglio Regionale della Calabria, a Palazzo Campanella. Alcune delle teorie sulla localizzazione dei due Bronzi, formulate dopo il loro rinvenimento, si sono basate sull’analisi dettagliata delle immagini; quella riguardante la struttura corporea del Bronzo A, – è indicato nel libro – arricchita dalla definizione anatomica estremamente dettagliata, offre allo studioso un’immagine lontana, quasi fredda. Indizi, questi, che caratterizzano in genere il periodo severo e che spingerebbero dunque a considerare questa statua la più antica delle due. L’immagine del Bronzo B rileva una postura simile a quella del compagno, ma a essere diverso è il trattamento delle masse, più armonico. L’equilibrio si riflette anche sul volto: l’inclinazione della testa, le labbra socchiuse come fossero pronta a parlare, incorniciata da una morbida barba, la luce diffusa sulle guance, lo sguardo segnato dalla curva abbassata delle sopracciglia; tutto contribuisce a caricare il volto di intensa umanità. Tutte caratteristiche che meglio vedrebbero nell’opera una realizzazione più compitamente classica. Le differenze riscontrate possono essere ricondotte alla diversa cronologia delle statue, che nella lettura più diffusa non sono contemporanee, o semplicemente rivelare personalità artistiche diverse, il clima potrebbe essere quello della metà del V secolo a. C. Per capire la provenienza delle due statue, recentemente sono entrati in gioco anche i più moderni metodi scientifici come quello dell’analisi della terra di fusione rinvenuta nelle statue al momento del restauro. Il “discorso” sarà approfondito con interventi di Gianluca Albanese, Ercole Macri’, Maria Antonella Gozzi, Rosella Agostino, Mario Diano, Antonella Cuzzocrea e Francesco Arcidiaco che prenderanno parte alla presentazione del libro. L’incontro cultuyrale è previsto per le ore 17.
Aristide Bava