Domenica 9 luglio, a Sant’Agata si ricordano i Martiri di Gerace

Si svolgerà domenica 9 luglio, alle ore 18.30, nel Borgo Antico di Sant’Agata del Bianco (proprio di fronte al Palazzo Borgia dove Rocco Verduci si riuniva con i sui seguaci) l’incontro/evento: I Martiri di Gerace ed i rivoluzionari santagatesi.

Oltre alla relazione iniziale del sindaco Domenico Stranieri (che ricostruirà le memorabili vicende che hanno caratterizzato la Vallata La Verde nel 1847 e le figure quasi sconosciute che hanno partecipato all’Insurrezione del Distretto di Gerace), interverranno Domenico Romeo (Deputazione di Storia Patria per la Calabria) che presenterà il suo libro di storia per immagini “I Cinque Martiri di Gerace. Eroi del Risorgimento Italiano”, e Vincenzo Cataldo (Deputazione di Storia Patria per la Calabria) che descriverà l’ambiente socio-politico dove ebbe inizio una ribellione che troppo spesso anche gli studiosi più illustri hanno trascurato. Le letture saranno affidate a Rosella Vallone e Letizia Monteleone.

La scelta dell’Amministrazione Comunale di porre l’attenzione, dopo 170 anni dalla fucilazione, su questi valorosi giovani morti per la libertà (e particolarmente sulla figura di Rocco Verduci) è legata a varie ragioni, tutte interessanti. Prima di tutto, gli amici più fidati di Verduci, come Domenico Pizzinga, suo braccio destro, erano di Sant’Agata (paese dove avvenivano le riunioni segrete). Nel Borgo di Sant’Agata, poi, oltre al Palazzo Borgia, c’è ancora la casa di Vincenzo Tedesco, sacerdote, storico e nemico dei Verduci (che denunciò ai Borboni sin dal 1833).

Insomma, una pagina di storia affascinante e poco conosciuta che merita di essere raccontata soprattutto alle nuove generazioni, bombardate da notizie che appaiono e scompaiono in pochi secondi e sempre più bisognose di messaggi autentici e universali.

La lotta per l affermazione dei principi di libertà d uguaglianza e di tolleranza è stata lunga sofferta e drammatica, e per i calabresi quella dei Martiri di Gerace è stata una tappa molto importante. I loro nomi: Michele BELLO nato ad Siderno il 5/12/1822, Pietro MAZZONE nato a Roccella il 21/2/1819, Gaetano RUFFO nato a Ardore il 15/11/1822, Domenico SALVADORI nato a Bianco il 24/12/1822, Rocco VERDUCI nato a Caraffa del Bianco l 1/8/1824. La loro età non superava i 28 anni quando furono fucilati per ordine del governo borbonico il 2 ottobre 1847 e i loro corpi furono gettati in una fossa comune detta la lupa . Appartenevano a famiglie facoltose ed erano stati inviati a Napoli per frequentare gli studi universitari necessari per il loro brillante avvenire, verso il quale sembravano indirizzati. Nella città partenopea si nutrirono delle nuove idee liberali e patriottiche che ormai circolavano in Europa fra gli strati della borghesia illuminata, e per la loro vivacità furono rimpatriati dalla locale gendarmeria. Inoltre Michele Bello, Gaetano Ruffo e Pietro Mazzoni erano massoni (i primi due iniziati nella Loggia Losanna di Napoli e il Mazzoni nell Umanità Liberale di Catanzaro) portatori e testimoni di una morale che impone di essere tolleranti e rispettosi nei confronti di tutti gli uomini e della loro dignità.