Un cammino di quaranta giorni, per entrare nel mistero di una morte che apre alla vita. Ecco la Quaresima! Un tempo da vivere con rinnovato impegno. In una liturgia di lode che ci fa recuperare
l’entusiasmo della fede. In un cammino scandito dalla Parola, che nelle Domeniche quaresimali invita a seguire il Signore, che va incontro alla Pasqua, passando attraverso la passione e la morte. E’ il cammino di Gesù, che, nel deserto, “non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati ebbe fame” (Lc, 4, 1-13). Condivisione della sua fame, che non trova soddisfazione nella possibilità che le ‘pietre’ diventino ‘pane’: “Non di solo pane vive l’uomo”. Nessun cibo, nessuna bevanda possono placare la fame e sete del cuore. Solo Dio può colmare questa fame. Donaci, Signore, questa fame e sete di te. E’ questo che dona senso al tempo quaresimale. Vero tempo di grazia, che porta sul Tabor. Laddove Gesù si trasfigura con noi e per noi (discepoli eletti). Laddove il Padre lo proclama Figlio eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (Lc 9, 28-36). Esortando a tendere l’orecchio, ad aprirsi all’accoglienza: ascoltarlo è accoglierlo. E’ l’ascolto che feconda la vita. La parabola del co sterile illumina la terza tappa quaresimale. Tiene in piedi la speranza: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, nché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13, 1-9). Non desistiamo dal cammino di fede che apre alla speranza e alla carità. E’ il cammino profumato dalle buone opere, dalle cosiddette opere di misericordia. La vita senza queste opere è senza profumo. La Quaresima è illuminata dal volto del Padre Misericordioso della parabola, che attende il ritorno del
figlio, quando colpevolmente si è allontanato da casa. Di quel Padre che non smette di amare. Quel Padre, che con sguardo ducioso, ricco di compassione, ci corre incontro, si getta al collo pronto ad abbracciarci e a baciarci (rileggiamo Lc 15, 1-3.11-32). E’ l’abbraccio che ridona vita con la misericordia ed il perdono. Come è accaduto all’adultera possiamo sentirci dire: “Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno: va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 1-11). Possiamo sentire lo sguardo di Gesù, che non ci lascia soli sulla via della vita. Illumina le nostre tenebre e ci apre alla speranza. Non lasciamoci intristire dal ritmo monotono del tempo e dalle paure, che tolgono la libertà, la fiducia e la gioia di vivere. Apriamoci alla vita, rompiamo le catene dell’egoismo e quello sguardo sempre sso su noi stessi. Rivivendo la passione di Gesù, riassaporiamo il gusto della sua vicinanza: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 14-23, 56). Impariamo ad incontrarlo nelle persone che ci stanno accanto, in quelle che la pensano diversamente, nei piccoli e nei poveri. Riappropriamoci della speranza della vita nuova nel Cristo Risorto, facendo sì che tutte le nostre tradizioni quaresimali siano illuminate dalla luce della Pasqua. Sia il tempo quaresimale una palestra di umanità e di rinascita spirituale, in particolare attraverso l’esercizio del digiuno, della preghiera e dell’elemosina. “Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra
ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene” (dal Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2019). E’ questa la via che restituisce equilibrio e senso a tutta la nostra vita. La auguro a tutti voi.
Monsignor Francesco Oliva