“Tanti mi incontrano e mi ritirano fuori quella parata su Oscar, che non mi dimentico nemmeno se volessi e che fu fondamentale. Sono stati terribili i 3″ dopo, i brasiliani festeggiavano e non sapevo cosa avessero visto gli arbitri…”.

Non possono che partire dalla magia del Mondiale vinto nel 1982 in Spagna, da capitano della Nazionale guidata da Enzo Bearzot, i ricordi che Dino Zoff, vera leggenda del calcio italiano, condivide ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 per festeggiare gli 80 anni.

E prima ancora della celebre partita a carte in aereo con il presidente Pertini, torna alla memoria quella parata decisiva negli ultimi minuti dell’indimenticabile partita contro il Brasile di Zico e Falcao che aprì agli azzurri la strada trionfale verso la conquista della coppa nella finale contro la Germania al Santiago Bernabeu. Un trionfo che, con orgoglio, definisce irripetibile anche rispetto alle successive vittorie della Nazionale: “Quello che successe in campo con grandi squadre e tanti gol su azione è irripetibile, con tutto il rispetto per gli altri mondiali vinti dall’Italia”.

Dino Zoff festeggia oggi gli 80 anni e per raccontare la sua storia di atleta possono bastare alcuni numeri. È stato l’unico calciatore italiano ad aver vinto un campionato d’Europa e un Mondiale con la Nazionale, è quello che ha collezionato più presenze consecutive in serie A, 332 (in assoluto) e 330 con la sola maglia bianconera (scendendo in campo per un undici stagioni di fila senza mai un infortunio); è stato il più anziano a vincere un campionato del mondo (a 40 anni e 133 giorni) ed è il portiere della Nazionale ad aver mantenuto inviolata la porta per più tempo (ben 1.142 minuti).

Originario di Mariano del Friuli, Zoff ha esordito nell’Udinese nel campionato 1961-62 disputando 4 match in serie A. L’anno dopo, in B ha giocato 34 incontri. Poi è passato al Mantova, dove ha militato per 4 anni (di cui uno in B), quindi ha difeso la porta del Napoli per cinque campionati, e quella della Juventus per altri undici. Portiere affidabile e freddo, molto forte tra i pali e coraggioso nelle uscite, era il classico leader silenzioso: non aveva bisogno di urlare, i compagni ne riconoscevano doti di self control e forte personalità.

Nella sua lunga carriera, Zoff ha vinto anche sei campionati italiani, due Coppe Italia, una Coppa Uefa. Ha preso parte a due campionati d’Europa (portando a casa un successo e un secondo posto, ribadito anche da ct dell’Italia), è stato convocato in quattro competizioni Mondiali (tre da titolare, anche qui con un primo e secondo posto in bacheca) e da allenatore dei bianconeri è stato il primo ad aver conquistato la Coppa Uefa, dopo averla vinta da calciatore.

Nel 1973 è arrivato secondo alle spalle di Johann Cruijff che si aggiudicò il Pallone d’oro. E ancora: per 19 anni ha detenuto il primato di presenze con la Nazionale (112 di cui 59 con la fascia da capitano), poi battuto da Paolo Maldini nel 2000. Chiusa la carriera da calciatore, Zoff ha allenato la Juventus, la Lazio (di cui è stato anche presidente per 4 anni). Dal 1998 al 2000 è stato il ct dell’Italia.

Dopo la sconfitta nella finale degli Europei ad opera della Francia, Zoff fu duramente criticato da Silvio Berlusconi, all’epoca leader di Forza Italia e presidente del Milan, per alcune sue scelte tattiche: Zoff reagì rassegnando le proprie dimissioni. Ha lasciato il mondo del calcio nel giugno del 2005 dopo aver condotto alla salvezza la Fiorentina che aveva cominciato a guidare nel gennaio precedente, subentrando all’esonerato Sergio Buso.

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