Filippo Turetta, nell’aula della Corte d’Assise di Venezia, ha ammesso di aver detto «una serie di bugie» nel primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni. Oggi, anche alla luce dei memoriali fatti avere alle parti, ha dunque ammesso di aver premeditato l’omicidio di Giulia Cecchettin così come gli viene contestato dalla procura.

Filippo Turetta parla dei momenti dell’aggressione a Giulia Cecchettin nella sua auto avvenuta in due momenti, prima nel parcheggio di Vigonovo, poi nella zona industriale di Fossò, a pochi chilometri di distanza. «Deve esserci stato un momento in cui nel tragitto lei si muoveva e magari volevo farla stare ferma. Mi sono girato e l’ho colpita, una volta alla coscia, anche se non guardavo bene dove colpivo, un po’ a caso» è la sua ricostruzione.

Turetta ha anche ammesso che da alcuni giorni precedenti il delitto aveva stilato la famosa «lista delle cose da fare», compreso prelevare contante con il bancomat, da gettare per far perdere le proprie tracce, così come aveva studiato in internet come evitare che la propria auto fosse individuata durante la fuga.

«Quando ho scritto quella lista avevo ipotizzato il piano di rapirla, stare con lei qualche tempo e poi farle del male e toglierle la vita». Risponde così alla domanda del pm Andrea Petroni sul perchè avesse compilato quell’elenco indice della premeditazione, per la Procura, dell’omicidio di Giulia Cecchettin. L’imputato parla a testa bassa, la sua narrazione è spesso interrotta da momenti di titubanza.

«Nella lista scrissi che avevo bisogno di due coltelli per avere più sicurezza». Sempre tra lunghe pause e con fatica. «Perchè ho comprato un badile? Non so, non mi ricordo tanto, potrebbe essere per occultare il corpo». E sempre sull’elenco, Turetta aggiunge: «Pensando al fatto che fosse un bruttissimo periodo, ho iniziato a scrivere questa lista per sfogarmi, questa cosa mi tranquillizzava. In un certo senso pensavo che le cose potessero cambiare».

Nel primo interrogatorio davanti agli inquirenti, Turetta aveva invece affermato che lo scotch era stato acquistato per «appendere manifesti», i coltelli perché «pensava di suicidarsi». Dalle ammissioni di Turetta emerge la conferma delle tesi di accusa secondo cui lo scotch serviva per legare Giulia e che i coltelli erano stati messi in auto ben prima dell’11 novembre, giorno del delitto. Di fatto, è emerso che tutta la vicenda è supportata – come da indagine – da una serie di atti preparatori, alcuni dei quali non messi in atto all’ultimo momento, ad esempio l’acquisto di altro materiale.

«C’erano delle cose che mi portavano ad avere speranze di tornare insieme». Filippo Turetta spiega al pm che, nonostante i messaggi che si scambiava con Giulia Cecchettin delineassero un rapporto ormai incrinato, nutriva ancora la suggestione di ricucire il rapporto. «Ma a quali elementi era agganciata questa speranza? Io non ne vedo», chiede il magistrato. «Comunque ci vedevamo e ci scrivevamo. A mia percezione, quando eravamo in presenza fisicamente a volte percepivo certe cose, altre meno», è la risposta dell’imputato.

Gino Cecchettin guarda Turetta in aula, lui tiene gli occhi bassi

Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, sta seguendo la deposizione di Turetta tenendo lo sguardo fisso sull’assassino reo confesso di sua figlia, che ha rivisto oggi per la prima volta da quando è stata uccisa. Turetta, a pochi metri da lui sul banco degli imputati, non lo ha mai incrociato con gli occhi, o così almeno è parso in queste prime battute della seconda udienza del processo, a Venezia. Turetta è rimasto quasi sempre con gli occhi bassi, alzando lo sguardo solo per rispondere con frasi brevi e confuse, alle domande del pm, ma tenendolo lontano dai banchi delle parti civili e dal pubblico.

Elena Cecchettin: non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

«Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno». Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. «Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò», aggiunge. «Sarebbe per me una fonte di stress enorme – prosegue il messaggio di Elena – e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere questo, perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, e come tutti non sono invincibile». Elena Cecchettin esprime infine «massima solidarietà alle persone che in questi mesi ci sono state vicine e si sono occupate di Giulia, grazie per prendervi cura anche di lei. Grazie a Gabriella, Nicodemo, Stefano e Francesco (i legali della famiglia, ndr), e tutte le altre persone del team».

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