La siderurgia operante nella vallata Stilaro e Assi della Calabria Ultra, ha avuto un ruolo rilevante nell’economia del Regno di Napoli tra il 1700 e il 1800. Industria statale la cui gestione, in alcuni periodi, era concessa a privati che operavano per nome e per conto del Governo, pagando un fitto in denaro e la fornitura di cannoni e palle di artiglieria per l’esercito reale. Molti di questi imprenditori detti “arrendatari”, provenivano dalla Spagna e dal napoletano, anche se nella fase settecentesca diverse famiglie soprattutto stilesi, Carnevale, Bono e altri, gestirono le “ferriere di Stilo”, che per oltre duecento anni furono perno dell’economia industriale del Regno di Napoli e, poi, del Regno delle Due Sicilie. Tra queste spicca la famiglia Lamberti, arrendataria della ferriera lungo la fiumara Assi, che diventa una delle più potenti della contea Stilese.
<<Un vero giallo la gestione delle “Regie ferriere dell’Assi” da parte della famiglia Lamberti, – quanto afferma lo studioso ed esperto di archeologia industriale, Franco Danilo – che espresse, più volte, pubblici e abili amministratori (Ludovico) nella città del filosofo Tommaso Campanella e appaltatori delle tasse in alcuni casali della Regia Città. Nella loro “sete” di crescita sociale (1731-33), ottennero la gestione delle regie ferriere dell’Assi, una costola di quelle di Stilo. Principale fautore di questa azione industriale fu Giuseppe Lamberti, abile nel gestire gli affari economici della famiglia, ma inesperto nel campo della siderurgia. Affidò in subappalto le ferriere Francese, Assi, e Nuova, ad Antonio Maurise, ufficiale della Regia Milizia, nativo di Plamberg, in Lorena che si era naturalizzato nella vicina Bivongi, e tenne per sé altre ferriere e laRegia Fonderia Cannonum Stily, alla quale per contratto il Maurise doveva fornire circa 800 cantara di ferro dolce per la fusione di cannoni. Lamberti, nel suo doppio ruolo di affittatore delle Regie Ferriere e impresario de’ petracci di guerra, nel 1747, ebbe commissionato dal conte Francesco Balson, colonnello delle artigliere del Regno, la fornitura urgente di ben 500 bombe da 11 e altrettante da 8, fornitura che onorò con perizia.
La nuova fonderia per i cannoni fu realizzata ampliando una ferriera con innovazioni tecniche e pur essendo l’opificio realizzato ottimamente nella parte edile, per alcuni problemi inerenti la tecnica di fusione del ferro, non fu possibile per i Lamberti poter onorare il contratto con la Corte che stabiliva, oltre al fitto, forniture annuali di 70 cannoni in ferro di grosso calibro e 45 di calibro minore. I Lamberti, per giustificarsi, addussero motivazioni di carattere economico e tecnico, oltre che: Esserli mancate le acque fluenti e la mena necessaria…e anche….per non essere andati li officiali d’artiglieria destinati per il riconoscimento d’essi cannoni di ferro colato…>>.
I Lamberti, al fine di risollevare le proprie sorti economiche si indebitarono ulteriormente, ottenendo per altri sei anni l’arrendamento delle ferriere. Purtroppo, le cose, non migliorarono e, nel 1752, furono, dal Regio Fisco, dichiarati falliti e sostituiti da un altro arrendatore, forse il Cavallucci. Sorge, così, il dubbio se furono veramente le avverse condizioni e l’imperizia tecnica a far fallire i Lamberti pur avendo operato bene. <<Da una rilettura di alcuni documenti e dalla tempistica degli eventi – chiarisce Danilo – sembra che i Lamberti fallirono perché ci fu un’azione molto subdola architettata da alcuni personaggi che già operavano nel comprensorio siderurgico come il Maurise, collaboratore dei Lamberti, la famiglia Flauti, il Cavallucci e Bonaventura De Marco che operava a Napoli e che a breve sarebbe sbarcato a Bivongi. Causa del fallimento, gli appalti per realizzare l’acquedotto per le fontane della Regia di Caserta. Attore principale del fallimento, l’impresario Bonaventura De Marco che avrà, guarda caso, in gestione le ferriere dell’Assi che, nel 1754/55, avrebbero realizzato i tubi per la Regia. Ciò perché – continua Danilo -operando a Napoli avrà visto i piani industriali governativi, la relativa ingente somma messa sul “piatto” (circa 300.000 ducati per la parte idraulica) e l’intenzione dell’architetto Vanvitelli di realizzare gli oltre 50 Km di tubi per l’acquedotto Carolino per portare l’acqua, dal monte Taburno alle “macchine” della seteria di San Leucio e alle fontane della costruenda Regia, proprio in Calabria nelle ferriere dell’Assi, gestite dai Lamberti.
Troppo appetitoso l’appalto per poterlo lasciare ai Lamberti. De Marco, per appropriarsi della gestione diretta delle ferriere dell’Assi, si appoggiò alla famiglia Flauti, anch’essi napoletani trapiantati a Bivongi, subappaltatori delle ferriere dell’Assi e gestori delle miniere locali e della produzione del carbone, che. potevano facilmente boicottare la fornitura di minerale alle industrie dei Lamberti e determinarne le sorti. De Marco ebbe, inoltre l’indispensabile aiuto dell’arrendatore Cavallucci, per un breve periodo gestore delle ferriere sottratte ai Lamberti, e del Maurise, vicino prima ai Lamberti e, in seguito, suo strettissimo collaboratore, che farà mancare la quantità di ferro utile al buon funzionamento della fonderia dei cannoni dei Lamberti. La carenza di ferro – conclude Danilo – portò i Lamberti a non poter onorare il contratto con il Governo per cui iniziò il fallimento, avvenuto nel 1752, con ripercussioni sull’intera famiglia. De Marco divenne, così, governatore delle Regie ferriere dell’Assi e gestì l’appalto della Regia di Caserta, e nel comprensorio, data la sua potenza economica e politica, si ingerì fortemente nella vita sociale di Bivongi, Guardavalle e Stilo arrivando persino a contrastare o determinare le elezioni amministrative>>.