Sono ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, estorsione e intestazione fittizia di beni le 52 persone arrestate questa mattina dai Carabinieri.
Un bilancio pesante quello dell’operazione denominata Karpanthos, dall’antico nome dell’abitato di Petronà e ritenuto dagli inquirenti la base di un sodalizio di ‘ndrangheta con articolazioni anche al di fuori della Calabria.
L’operazione – che ha visto impegnati oltre 400 uomini della Legione Calabria e dei comandi territoriali, oltre ai Cacciatori di Calabria, del Nucleo Cinofili e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia – nasce in seno all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta diretta della Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri.
Gli indagati – 38 dei quali finiti in carcere, 6 ai domiciliari, 8 sottoposti ad obbligo di presentazione e 5 all’obbligo di dimora – avrebbero dunque fatto parte di una associazione ben radicata nella Presila catanzarese e crotonese, operante in particolar modo tra Petronà e Cerva ed estesa attivamente anche a Lecco, Genova e Torino.
UN CRIMINE “TRADIZIONALE”
Le indagini svolte dai militari hanno riacceso i riflettori su una storica cosca di Petronà, quella dei Carpino, già attiva nei primi anni del Duemila, coinvolta in diversi fatti di sangue e con ramificazioni fino in Liguria e Lombardia.
A questa si sommerebbe un’ulteriore cosca, quella detta “dei Cervesi”, a sua volta con estensioni in Piemonte e Lombardia. Entrambe, pur essendo territorialmente nel territorio catanzarese, ricadrebbero sotto l’influenza della Locale di Mesoraca.
La loro attività sul territorio è stata definita dagli inquirenti come “tradizionale”, ossia dedicata principalmente alle estorsioni di denaro a danno di imprenditori edili e commercianti della Presila, passando per atti violenti (come incendi e danneggiamenti) al fine di intimorire chi si ribellava. Evidenziate anche diverse rapine a mano armata.
Vi era poi un aspetto finanziario, dato che il sodalizio si sarebbe speso nel riciclaggio di denaro e nell’intestazione fittizia di beni. Emerso inoltre un immancabile traffico di stupefacenti – quasi esclusivamente marijuana e cocaina – che sarebbe stato garantito da alcuni collegamenti diretti con la criminalità di Cutro e Mesoraca.
ATTIVI ANCHE IN POLITICA
I controlli accurati svolti dai Carabinieri hanno poi fatto emergere un ulteriore tassello sul controllo del territorio esercitato dal sodalizio, che sarebbe stato in grado di influire sulle elezioni amministrative del 2017.
Sarebbe infatti emerso come alcuni esponenti delle stesse cosche si siano spesi attivamente per procacciare voti, promettendo delle somme di denaro e persino una percentuale sui futuri appalti pubblici.
Il gruppo di Cerva sarebbe dunque riuscito a portare il suo fattivo contributo nell’elezione di alcuni esponenti dell’amministrazione comunale nel 2017, poi riconfermata anche nel 2022. Circostanza questa che delinea anche l’ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso.
Ma non solo: sarebbe infatti emerso anche un asservimento di alcuni dipendenti della pubblica amministrazione. Nel dettaglio, è emblematico almeno un caso di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate, che avrebbe accettato di ricevere false documentazioni da un appartenente al sodalizio per aiutarlo ad evitare sanzioni o multe, ed ottenendo in cambio promesse e favori di varia natura.
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