Alla fine degli anni Novanta il neo collaboratore di giustizia Nicola Femia detto “Rocco”, intrattenne rapporti di affari con soggetti albanesi che trafficano in eroina. Droga che in almeno una circostanza avrebbe attirato l’interesse di un soggetto di San Luca. Nelle dichiarazioni rese nei mesi scorsi ai magistrati della Procura di Catanzaro, il 56enne Femia, originario di Marina diGioiosa, ha riferito di avere intrattenuto rapporti con questi albanesi per circa un anno: «C’era Nicola e un altro ragazzo che si chiamava Biku e un altro mi pare che si chiamava Alessandro o Adriano». Uno degli albanesi si era trasferito da Napoli a Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza, dove Nicola Femia si era spostato da Gioiosa Marina a metà degli anni Ottanta: «Me la portava lui direttamente con la macchina» ha raccontato il collaboratore, aggiungendo subito dopo: «Lui l’andava a prendere direttamente gliela portavano da Bari … o a Bari la lavorava». Femia racconta di non conoscere con certezza il mezzo di trasporto utilizzato dai narcos albanesi per far entrare l’eroina in Italia: «Non lo so, loro parlavano di gommoni che c’avevano loro». Il traffico di eroina rientra nell’ambito dell’indagine delGoa della Guardia di Finanza “Anje 2”, nella quale sono ipotizzate diverse associazioni ad esso dedite, tanto che il procedimento è stato spezzettato in più tronconi, uno dei quali è in corso a Catanzaro, ed è proprio il processo in cui il pm venerdì scorso ha dato comunicazione dell’avvio della collaborazione di Nicola Femia. Gli investigatori effettuano una specifica attività di osservazione e pedinamento condotta dal Goa e una pattuglia del Comando Compagnia della Guardia di Finanza di Locri, appositamente allertata, provvedeva a fermare, a Marina di Gioiosa un’autovettura all’interno della quale, abilmente occultati, «rinvenivano oltre tre chilogrammi e mezzo di sostanza stupefacente del tipo eroina, destinati a un pregiudicato di San Luca». L’ipotesi investigativa, oggetto del processo di Catanzaro, è che: «la partita di droga sequestrata era stata inizialmente fornita da Nicola Femia a un altro suo “cliente” della Piana di Gioia», successivamente «era stata, quindi, offerta al C., che, dopo averne ricevuto un campione, l’aveva invece accettata». Seguendo questa traccia gli inquirenti arrivano ad individuare un gruppo facente capo a soggetti di San Luca, alcuni dei quali ritenuti appartenenti alle famiglie Pizzata e Strangio, che sarebbe stato dedito al narcotraffico. Contro alcuni presunti appartenenti a questo ultimo gruppo è in corso il processo davanti al Tribunale di Locri.  Nell’informativa del Goa “Anje 2”, si richiama la figura di Nicola Femia quale «personaggio di notevole spessore avente alle dipendenze numerosi altri soggetti, calabresi e albanesi, per mezzo dei quali riusciva a fare arrivare in Calabria e a smerciare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti». «Le indagini nei confronti della sua organizzazione – si legge subito dopo – da subito si rivelavano molto difficili, in quanto gli indagati, oltre a cambiare con notevole frequenza le varie “sim card”, erano soliti rinnovare, sia pure con minore frequenza, anche gli apparati cellulari, cercando in questa maniera di “blindare” le loro conversazioni e di rendere molto difficoltosa un’eventuale attività di intercettazione».

fonte: Rocco Muscari – www.gazzettadelsud.it