L’azienda del “re del tonno” alle prese con i rincari delle bollette: «A luglio 2021 ho pagato 73mila euro per gas e luce, oggi 348mila»
«Venti giovani. Venti ragazzi i cui contratti a tempo determinato non sono stati più rinnovati. E non lo sono stati per forza maggiore. Questa crisi è una tragedia e colpirà, nelle aziende, soprattutto chi si sta affacciando al mondo del lavoro».
L’imprenditore Pippo Callipo, titolare dell’omonima e storica realtà che da oltre cento anni produce tonno e conserve ittiche di alta qualità, non ha mezzi termini quando illustra la situazione a cui, insieme ai suoi dipendenti, sta andando incontro. «Lacrime e sangue», dice, descrivendola
Del resto, i costi che l’azienda con sede a Vibo Valentia deve sostenere «sono diventati altissimi». Da quelli, in altre parole, riguardanti i fornitori («Loro – precisa Callipo – hanno incrementato i prezzi della materia prima, si pensi al solo scatolame, e noi, al contempo, non possiamo modificare i contratti con la grande distribuzione, dunque subiamo perdite»), fino a quelli che sono messi nero su bianco all’interno delle bollette.
«Per questo mese – prosegue l’imprenditore – dovremo corrispondere 120mila euro di corrente elettrica, che lo scorso anno ammontava, per lo stesso lasso di tempo, a soli 20mila». E poi ci sono le altre “voci”, quelle che Callipo enumera, spiegando pure che lo scenario che lo sta “travolgendo” è quasi simile a ciò che vive «un malato, uno che deve misurare ogni minuto la febbre per vedere come sta». Una continua evoluzione, insomma, che oggi, tuttavia, sembra trasformarsi in maniera più negativa che positiva. «Se penso alla bolletta che comprende sia gas sia energia elettrica di luglio 2021, penso che abbiamo speso 73mila euro: a luglio 2022, invece, abbiamo dovuto sostenere una batosta di 348mila euro. Con le attuali tariffe – continua Pippo Callipo – prevediamo per settembre prossimo un costo di 400mila euro».
Intanto, l’imprenditore pensa anche alle famiglie. «È una catena – dice ancora – che finirà sicuramente per pesare terribilmente sui nuclei familiari: se, come dicevamo, i fornitori hanno traslato quasi il 100 per cento dei costi su di noi, prima o poi noi imprese dovremo rivedere i contratti con le grandi distribuzioni e queste ultime – chiosa Callipo – si rifaranno sul prezzo di scaffale, che irrimediabilmente aumenterà. Insomma se un operaio non può comprare un cappotto, chiude un occhio; ma come farà a chiuderli, come faremo a chiuderli, se non potrà più comprare beni di prima necessità?».
La risposta a questa domanda non perviene. Chi può darla, d’altronde? «Avrebbe dovuto pensarci la politica – dice sempre Pippo Callipo che, una parentesi di questo tipo l’ha avuta, quando nel 2019 era in corsa come candidato di centrosinistra alla presidenza della Regione -, ma non l’ha fatto; anzi, ha peggiorato la situazione. Una crisi – aggiunge l’imprenditore -, una crisi governativa non era proprio il momento di porla in essere: i nostri amministratori avrebbero dovuto interessarsi dell’Italia e degli italiani ma, al contrario, così non è stato. Abbiamo bisogno – termina – che almeno i costi energetici vengano calmierati». Un futuro che, considerando i fatti, pare non essere dei più rosei possibili. «Noi – dichiara Pippo Callipo – continueremo a lavorare, e a lottare per le nostre maestranze, con l’obiettivo di non perderle mai e di non metterle in cassa integrazione. Speriamo».