Nell’elenco del CorSera trovano posto Jole Santelli, compianta presidente della Regione Calabria, Amalia Bruni, ricercatrice, Annalisa Malara, anestesista e Antonella Polimeni, rettrice dell’università La Sapienza di Roma.

Della presidente Santelli scrive il giornalista Fabrizio Caccia: “Fino all’ultimo ha combattuto con la malattia, era il Natale scorso quando accettò l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi per la presidenza della sua regione. Con il suo esempio e il suo sacrificio ha fatto coraggio a tanti malati oncologici, mostrando loro che comunque c’è tutta una strada chiamata vita da percorrere, prima di arrendersi”. La presidente è scomparsa improvvisamente il 15 ottobre, a soli 51 anni. “Dopo cento comizi, perse la voce ma mai il sorriso. Più forte, sempre, di tante battute sessiste e oltraggi anche postumi ricevuti”.

Antonella Polimeni, magnifica rettrice, come lei stessa ama definirsi, de La Sapienza di Roma. Ha origini reggine, precisamente della Locride. “In oltre 700 anni di storia – scrive Monica Guerzoni – l’Università non aveva mai avuto un magnifico rettore donna. E’ stata eletta online (una prima volta anche questa) ed è preside di medicina”.

Amalia Bruni, dirige il centro regionale di neurogenetica a Lamezia Terme. A lei si deve la scoperta del gene dell’Alzheimer, “è una scienziata di punta, sulla scena internazionale, negli studi sulle demenze”.  “Una scienziata e una donna – scrive la giornalista Francesca Gambarini sul Corriere – che la comunità scientifica globale ci invidia, che opera e non ha mai abbandonato una regione difficile, spesso salita alle cronache proprio per la sua mala sanità. Ma nessuno, poche settimane fa, ha pensato a lei per il ruolo di commissaria”.

Annalisa Malara, il papà è originario di Reggio Calabria, è anestesista all’ospedale di Codogno. “Era di turno la notte tra il 20 e il 21 febbraio – riporta la cronista Stefania Chiale – quando Mattia Maestri, il “paziente uno”, venne portato in Pronto soccorso. Ipotizzò per prima che la grave polmonite del 38enne potesse essere un caso Covid-19, rimase in rianimazione accanto a lui per 36 ore di fila (“non avevamo la percezione di quanto il virus fosse già diffuso e volevamo coinvolgere meno personale possibile”.