I risultati ottenuti ad oggi sono incoraggianti e ben oltre le aspettative: dopo una singola vaccinazione, i topi hanno sviluppato anticorpi che possono bloccare l’infezione del virus Sars-CoV-2 sulle cellule umane“, ha detto Aurisicchio. Dopo avere osservato che i cinque candidati vaccini generavano una grande quantita’ di anticorpi, i ricercatori hanno selezionato i due con i risultati migliori. Dal sangue ricco di anticorpi e’ stato isolato il siero e quest’ultimo e’ stato analizzato nel laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani. “Avevamo visto la quantita’ di anticorpi indotta, ora vediamo che gli anticorpi riescono a bloccare il virus”, ha detto Aurisicchio.

Grazie alle competenze dello Spallanzani, per quanto ne sappiamo, siamo i primi al mondo ad aver dimostrato la neutralizzazione del coronavirus da parte di un vaccino. Ci aspettiamo che questo accada anche nell’uomo”, ha detto ancora Aurisicchio. “Stiamo anche esplorando altre interessanti piattaforme tecnologiche in collaborazione con la LineaRx, un’azienda americana. Alcuni vaccini hanno ricevuto importanti finanziamenti e hanno gia’ iniziato la fase clinica in altri Paesi. Noi ce la stiamo mettendo tutta perche’ un vaccino che nasce dalla ricerca italiana, con una tecnologia tutta italiana e innovativa, venga sperimentato in Italia e messo a disposizione di tutti. Per fare questo – ha rilevato – abbiamo bisogno del supporto delle istituzioni e di partner che ci aiutino ad accelerare il processo: questa non e’ una gara e insieme possiamo vincere tutti contro il coronavirus“.

E’ andata bene: il saggio effettuato sul virus di Covid-19 allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due ‘candidati vaccini’ più promettenti. Nel giro di due settimane avremo i risultati di un mega-studio in corso a Castel Romano che ci dirà quanto dura la risposta immunitaria innescata, e ci permetterà di individuare il vaccino migliore da portare in sviluppo. E, se tutto andrà bene, potremo iniziare gli studi sull’uomo dopo l’estate: vogliamo farli a Napoli, con il gruppo dell’oncologo Paolo Ascierto”, ha detto Aurisicchio, secondo quanto riporta l’Adnkronos Salute in un articolo a cura di Margherita Lopes. “Avevamo messo a punto cinque candidati vaccini contro il virus Sars-Cov-2 che nei test sui topi hanno mostrato una forte immunogenicità, con una buona risposta anticorpale”, aggiunge. “Il saggio allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due che danno una risposta migliore: non è tanto la quantità di anticorpi, ma la qualità che è in grado di neutralizzare bene la regione ‘chiave’ della proteina Spike”.

Tutti e cinque i candidati vaccini si basano sul materiale genetico della proteina Spike, la punta molecolare che il virus usa per entrare nelle cellule umane, e sulla tecnica della elettroporazione, che consiste in un’iniezione nel muscolo seguita un brevissimo impulso elettrico per facilitare l’ingresso del vaccino nelle cellule e attivare cosi’ il sistema immunitario. “Il disegno molecolare dei nostri vaccini ha tenuto conto di una serie di importanti parametri per generare anticorpi funzionali contro la proteina Spike, in particolare contro la regione che si lega alle cellule del polmone dell’uomo“, ha osservato il direttore dell’area Anticorpi monoclonali della Takis, Giuseppe Roscilli. Per il direttore dell’area Malattie infettive dell’azienda, Emanuele Marra, “ad oggi, la risposta immune generata dalla maggior parte dei nostri cinque candidati ha un effetto sul virus. Ci aspettiamo risultati ancora migliori dopo la seconda vaccinazione“.

E’ vero, altri gruppi sono già ai trial sull’uomo ma noi abbiamo voluto valutare con un saggio funzionale direttamente sul virus l’efficacia dei nostri candidati. E lo potevamo fare solo allo Spallanzani. Questo ci ha permesso di individuare i due più promettenti. Nel giro di due settimane avremo altri risultati, frutto dello studio che si chiude oggi a Castel Romano. Un’azienda austriaca produrrà poi il vaccino su larga scala per avviare lo studio sull’uomo dopo l’estate. Ma la nostra speranza è quella di accedere al mega-finanziamento europeo che verrà annunciato oggi, mirato proprio allo sviluppo di un vaccino. E di riuscire a svilupparlo in Italia“, spiega Aurisicchio. “Se ci accorgiamo che il candidato selezionato non è in grado di indurre abbastanza anticorpi neutralizzanti e dovesse dare una risposta alterata, allora abbiamo il secondo di riserva. Bisogna tener conto anche della maneggevolezza dei vaccini basati sulla nostra tecnologia, che a differenza di quelli con vettori virali non hanno bisogno di un’importante catena del freddo per la conservazione”, aggiunge.

Sulla molteplicità dei gruppi in corsa per realizzare un vaccino, invece che puntare su una soluzione unica, l’esperto chiarisce: “Questo sarebbe l’obiettivo dell’Oms. Ma c’è da dire che questo è un virus sconosciuto, e che ci sono varie tecnologie che possono produrre una risposta immunitaria qualitativamente diversa. In Australia stanno sviluppando un vaccino basato sulla proteina Spike, che funziona bene come risposta immunitaria, ma meno sulla memoria immunitaria. A Oxford usano un vettore virale, approccio in genere molto promettente, ma con un neo: con questo vaccino dopo un paio di somministrazioni l’organismo riconosce e blocca il vettore, dunque se Covid-19 sarà solo il primo di una serie, questa tipologia di vaccino potrebbe non funzionare più contro un ipotetico Covid-22″. “Noi – spiega l’esperto – usiamo solo un pezzetto di Dna virale iniettato nel muscolo e sottoposto a elettroporazione. La nostra tecnologia è ripetibile nel tempo“. Dunque, se questo coronavirus diventerà stagionale, “questa tecnologia potrà diventare lo standard”. Prima di passare all’uomo “faremo uno studio su scimmie e furetti. Inoltre questo vaccino è pensato anche per i gatti: vogliamo partire con uno studio, che deve ancora essere autorizzato, per vedere se il gatto immunizzato sviluppa anticorpi“.

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