“La curva epidemica e’ stabile: non si alza ma neppure si abbassa. A questo punto tutti devono prendere atto della realta’. C’e’ una sola cosa da fare ed e’ convivere con il virus, calcolando il rischio“. Cosi’ il capo del Comitato tecnico scientifico (Cts) Agostino Miozzo su Qn dove spiega che e’ “ora di permettere delle aperture, pur sapendo che la curva si alzera’. L’importante e’ controllare che salga di poco“. Quando parla di riaperture, Miozzo si riferisce specialmente alla scuola: “Se facciamo cose di buonsenso, se le condizioni esterne sono compatibili, se il territorio dara’ risposte positive ai governatori, allora il rischio diventa accettabile. Considero piu’ pericolosa la didattica a distanza. Un’intera generazione paghera’ un conto salatissimo: i ragazzi privati della socialita’ sono insicuri, incerti, spaventati. Non possiamo continuare cosi‘”. Miozzo vuole poi aggiungere il colore verde nella classificazione delle zone per le Regioni: “il colore della speranza – spiega -, potremmo attribuirlo alle aree prossime alla normalita’“. Sempre in tema di scuola, in una lettera pubblicata sul Corriere della sera, il capo del Cts osserva che “e’ veramente difficile comprendere come un Paese ‘normale’ possa avere regioni che, per qualche milione di studenti, danno indicazioni di ritorno a scuola” diverse, nella sostanza e anche nella forma. “Guardando l’attuale disastrosa situazione dell’universo scolastico, le innumerevoli, diversificate ed improvvisate soluzioni decise in piena autonomia dai presidenti di Regione – riflette Miozzo – viene spontaneo chiedersi per quale ragione non si mette in atto un meccanismo di decisione centralizzata che superi il potere delle autorita’ del territorio. Mi chiedo, proprio alla luce di questa sorta di ‘anarchia didattica’, perche’ non sia possibile imporre decisioni da adottare in relazione a precisi parametri di compatibilita’ e di rischio dei territori. La salute mentale dei nostri ragazzi – conclude – non sembra avere valore e peso nelle parole di molti politici del nostro Paese e di questo sono profondamente, tristemente dispiaciuto”.
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