E’ stato riportato lunedì 20 febbraio in Italia dalla polizia indonesiana Antonio Strangio, il latitante di ‘ndrangheta fermato a Bali il 2 febbraio scorso. Viveva in Australia dal 2016 e ad incastrarlo rileva la Polizia, “la voglia di farsi una vacanza al mare e la tranquillità di passare inosservato tra i tanti turisti”. E’ il quarantatreesimo criminale catturato nel mondo in meno di 3 anni grazie alla strategia promossa dal Dipartimento della Pubblica sicurezza italiana insieme ad Interpol con il progetto I CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta). “Li cattureremo tutti, è solo questione di tempo. Stiamo lavorando da tre anni con le forze di polizia di tredici Paesi del mondo che prima non ne conoscevano la pericolosità”, ha detto il prefetto Vittorio Rizzi, direttore centrale della polizia criminale e ideatore del progetto I CAN.
“Il compito delle forze di polizia – ha ricordato Rizzi – non si esaurisce però con la cattura dei criminali, dobbiamo togliere ossigeno alle mafie colpendo i patrimoni illeciti che hanno accumulato in tutto il mondo restituendoli alle comunità. Stiamo lavorando con tutti gli strumenti, sia penali che amministrativi, in Italia e nel mondo, per prevenire e contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico. E’ una sfida che non possiamo perdere perché è in gioco la nostra rinascita, anche attraverso i fondi del Pnrr”. Se le organizzazioni criminali sono diventate vere e proprie multinazionali che operano sui mercati, aggirando gli ostacoli volti a garantire la libera concorrenza, infiltrandosi nel tessuto economico attraverso la speculazione finanziaria e la corruzione degli apparati governativi, sottolinea la Polizia, “è necessario allora allineare gli ordinamenti perché le fragilità di un sistema possono rappresentare una minaccia per tutti, con un effetto domino che il virus ci ha tristemente insegnato”. L’Italian initiative presentata dalla Direzione centrale della polizia criminale alla European network on the administrative approach (Enaa) serve proprio a favorire uno scambio di informazioni tra i Paesi europei in via amministrativa che è la strada più veloce per restituire alla società le risorse accumulate dalla criminalità organizzata. Iniziativa che è stata subito accolta dalla presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione europea, considerando l’approccio amministrativo per il contrasto al crimine organizzato la priorità del proprio mandato.
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