Rincari di oltre il 40% per bollette del gas e della luce. L’impatto del caro energia sui costi di un imprenditore reggino nel corso del primo trimestre 2022 sarà almeno di questa portata. A dirlo sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confcommercio e forniti dal direttore di Confcommercio Reggio Calabria, Fabio Giubilo.
«Il quadro che si prospetta per le imprese del territorio è preoccupante e proprio in questi giorni lo stiamo toccando con mano con l’arrivo delle bollette. Piccole e medie aziende particolarmente energivore come pubblici esercizi, forni, pasticcerie – commenta il direttore Giubilo – sono in pericolo anche per l’esplosiva combinazione caro energia e forte rialzo delle materie prime come caffè, latte, zucchero e cacao. Anche attività di altri settori del terziario, profondamente fragili dopo i due anni di crisi e fortemente limitate dalle nuove restrizioni anti-Covid, rischiano di essere messe in ginocchio da questa nuova emergenza. Confcommercio ha provato a disegnare la portata degli aumenti. Per fare alcuni esempi – continua Giubilo – a legislazione vigente e con gli automatismi in essere, per un negozio con potenza impegnata di 35 chilowatt e consumo annuo 75 mila chilowattora, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe di oltre 6 mila euro su base annua su un totale di 19 mila. Per un ristorante con potenza impegnata di 50 chilowattora e consumo di 100 mila chilowattora in un anno, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno ai 8,5 mila euro annui su un totale di 28 mila. Per un albergo con potenza impegnata di 90 chilowattora e consumo 260 mila chilowattora in un anno, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno ai 20 mila euro annui su un totale di 65 mila».
«Noi imprenditori reggini stiamo provando ad affrontare l’emergenza pandemica con schiena dritta e senza lamenti – commenta Lorenzo Labate Presidente alla guida di Federmoda e Presidente di Confcommercio Reggio Calabria. Il messaggio che la Confcommercio ha trasferito in questi mesi, recependo il sentire dei nostri soci, è non abbattersi, dare valore a qualunque segnale positivo emerga da una situazione complicata. Non fare mai paragoni con due anni fa, perché non avrebbe senso, semplicemente perché due anni fa il Covid non esisteva. Non pensare a quello che sarebbe stato ma a quello che è, nelle nuove condizioni, e sviluppare nuove reti, nuove relazioni, nuovi servizi coerenti con una nuova era ed una nuova normalità, possibile da immaginare solo perché grazie alla scienza, in tempi brevi, è stata trovata una soluzione – o comunque un argine – al dilagare della pandemia.
Ma se è vero che è inutile lamentarsi di qualcosa che non possiamo governare, soprattutto se quel qualcosa è il Covid, cosa completamente diversa è il caro energia figlio di una guerra assurda dettata dai Paesi che ne detengono il potere e che usano l’energia come arma di ricatto politico. In questo caso – continua Labate – non c’entra nulla il Covid. Ci sono invece evidenti responsabilità politiche e, mentre come Confcommercio abbiamo il dovere ad ogni livello – e lo stiamo facendo – di segnalare la situazione di disagio vissuta dalle nostre Aziende e di battere i pugni, proprio la politica ed il governo hanno l’obbligo di dare risposte immediate per salvaguardare il tessuto economico e produttivo nazionale. Il folle aumento dei costi energetici, unito al venire meno delle moratorie creditizie e fiscali ed al rimborso dei prestiti ottenuti due anni fa all’inizio dell’emergenza sanitaria, in un’area già vulnerabile come la nostra, rischia di mettere in ginocchio le nostre imprese e rischia di trasformarsi in un vero e proprio dramma».
Come testimoniato da Vincenzo Pennestrì coordinatore del gruppo FIPE Confcommercio di Reggio Calabria, Presidente nazionale dell’associazione Gelatieri e titolare di una nota gelateria in centro città «Il danno alle imprese in termini di redditività e di competitività è enorme. Imprese che pagavano 3 mila euro di bollette al mese, ora sono arrivate a dover sborsare più di 5 mila. E cosi in proporzione. Non tutte riusciranno a sostenere queste spese a lungo se pensiamo che si andranno a sommare all’aumento delle utenze domestiche. Si deve far qualcosa prima che si aggravi quello che è già un problema sociale. Si tratta della classica goccia che rischia di fare traboccare il vaso, anche perché le aziende non sono strutturate e non hanno riserve tali per fare fronte ad una emergenza di così lunga durata». La conseguenza potrebbe essere un aumento dei prezzi finali dei prodotti. Per Pennestrì «nonostante saremo costretti ad applicare rincari, questa non è una strada percorribile per superare il problema. Siamo artigiani, piccoli esercenti e non andremo mai a scaricare il costo sul cliente. Andremmo a perdere fiducia, lavoro e commesse». Anche le famiglie non rimarranno indenni dagli aumenti e, di conseguenza, complice anche l’inflazione in crescita, si vedrà ridursi in maniera importante la capacità di spesa.
Anche il mondo dei distributori di carburante è in subbuglio. Per Nino Pedà storico presidente della FIGISC Confcommercio di Reggio Calabria e vice presidente nazionale “a causa del rincaro delle bollette, dei carburanti e di una sorta di lockdown non dichiarato, molti impianti della provincia – almeno il 20% – sono a rischio sopravvivenza». «Nelle stazioni di servizio – continua Pedà – le luci sono accese per 24 ore; ecco allora che se una stazione di medie dimensioni prima spendeva 2 mila euro per la luce, lo scorso mese sono arrivate bollette di oltre 4 mila euro. Senza contare che il caro-benzina abbinato al calo generalizzato dei consumi e ad una generale flessione della mobilità cittadina, si traduce per i gestori in maggiori oneri complessivi, in un calo di erogato ed in una ulteriore riduzione dei margini».
«A questo punto risulta fondamentale – è la conclusione del Presidente Labate – che vengano urgentemente messe a punto misure destinate a riequilibrare i costi dell’energia e che vengano altresì approntati interventi a tutela dell’intera filiera, dalla produzione alla distribuzione commerciale, al settore ricettivo ed a tutti i comparti per i quali la spesa energetica è incomprimibile»