Si è concluso con 25 condanne e un totale di 236 anni di carcere il processo “Tre Croci”, un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Reggio Calabria sul traffico internazionale di droga. Al centro delle indagini, uno dei principali snodi dei traffici illeciti in Italia: il porto di Gioia Tauro, punto nevralgico per lo smercio di stupefacenti provenienti dall’America Latina e gestito da operatori portuali infedeli in combutta con le cosche della ‘ndrangheta
Il gup del Tribunale di Reggio Calabria ha emesso le condanne ieri sera, accogliendo solo in parte le richieste del pubblico ministero, che aveva chiesto pene più severe per un totale di 484 anni di carcere. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dal favoreggiamento alla criminalità organizzata.
L’operazione, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ha portato al sequestro di oltre 4 tonnellate di cocaina, un carico dal valore al dettaglio stimato in circa 800 milioni di euro. La droga arrivava in Italia tramite portacontainer dall’America Latina e veniva gestita da un’organizzazione radicata nel porto calabrese. Secondo l’accusa, i portuali infedeli erano responsabili dell’esfiltrazione della droga e del trasporto fuori dall’area portuale per la successiva consegna ai narcotrafficanti.
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