Fin dall’esordio il divino poeta tradisce la sua preoccupazione mistico-biografica nell’affrontare un tema , che accumula profetismo biblico e dottrina patristica , slancio religioso e cultura classica , certezza teologica e impeto poetico. Tumultuano nella prima terzina l’aforisma salmodico (” Dies annorum nostrorum septuaginta anni”)e il vaticinio scritturale (” Ego dixi : Il diminio dierum meorum vadam ad portas inferi” , IS, 30, 10 ) la nozione aristotelica dell’augumentum e della declinatio della vita . ( De generat. et corrupt De iuventute et senect che nel Convivio genera la metafora dell’esistenza umana e tantissimi altri aforismi che ricordano la selva ( adspectans silvam immensam et sic forte precatur . L’ addensarsi nella prima terzina di queste e altre connessioni culturali e mistiche ci consente l’immediata individuazione del carattere religioso del poema . La significazione morale e allegorica travalica il senso letterale che la selva si discosta di poco dalla morte nella sua crudezza allargando i suoi confini oltre lo spazio,il tempo e l’uomo in una visione eterna e universale che ricorda quella simbolica – Un ‘angoscia mortale attanaglia l’uomo- Dante : nel pieno della maturità gli accade di sentirsi sbalzato in un mondo dai contorni stravolti in cui domina la notte dell’anima E’ come sognare un brutto sogno con la tragica consapevolezza che tutto e’ reale e non ci sarà alcun risveglio tranquillizzante , L’uomo è perso , non riesce a comprendere come sia finito in una situazione pressochè irrimediabile e cerca invano una via d’uscita .
Un barlume di speranza finalmente si affaccia e sembra farsi consistente nel recupero di immagini positive , quando Dante riesce a scorgere in alto , sopra di sè il cielo che si tinge di rosa . Il panico è dominato e il viaggiatore contempla l’oscurità sconfitta con lo stato d’animo di chi è miracolosamente scampato a un ‘insidia mortale , Ma si tratta di una vana illusione : pericoli ancor più gravi sovrastano e ricacciano l’uomo nella primitiva disperazione . Sono gli istinti indomabili , le passioni travolgenti che incalzano senza tregua. La selva oscura incombe ancora sul capo del pellegrino . Le forze stanno per abbondonare Dante : l’uomo, solo con le sue angosce, crollerebbe se la voce della ragione , ancorchè debole per essere stata a lungo troppo silenziosa , non si mostrasse nella figura del poeta Virgilio , accorso in suo aiuto. Assistito dalla Grazia divina , Virgilio è inviato da DIO a illustrare un percorso di conoscenza razionale , è la giuda a cui affidarsi in totale abbandono filiale. Da lui Dante apprende come la lupa sia la belva feroce più pericolosa : animale non mai sazio , si lega , ammaliatore a tanti uomini di potere e non . Occorrerà , per sconfiggerla, l’arrivo del Veltro . L’annuncio profetico placa Dante che, indotto ormai a sperare nell’appoggio di Virgilio, gli chiede di guidarlo nel lungo viaggio di conoscenza e di espiazione che lo condurrà alla pace .
Il bene non si acquisisce di colpo , ma è dura e faticosa conquista : la consapevolezza è il premio di chi coraggiosamente si interroga e sincerante si analizza . La lonza simbolo della lussuria , il leone, simbolo dell’orgogliosa superbia che induce alla violenza , la lupa , emblema dell’avidità , esprimono in maniera tangibile la forza degli istinti e l’impossibilità di fronteggiarli senza strumenti adeguati . Questi appunto deve forgiare Dante e il viaggio che il poeta sta per compiere dentro le viscere della terra e nelle pieghe del suo inconscio è un percorso di autoconoscenza e purificazione , nella linea di una progressiva autonomia interiore. Capire il male è liberarsene e scoprire che , con tutte le su allentanti attrattive , in realtà esso arresta inesorabilmente l’uomo alla sua finitezza e ne decreta la perdizione . L’ ‘uomo nuovo , pertanto , dovrà nascere dalle lacrime, dalla sofferenza di quello vecchio che accetta di morire..
Professore Vincenzo Bruzzaniti