COMMENTO ESTETICO (CANTO III Purgatorio) a cura del Professore  Vincenzo Bruzzaniti
Logica umana e logica divina –
Un clima elegiaco domina il canto. Dopo il rimprovero di Catone , Virgilio si mortifica e Dante è timoroso , tanto più quando non vede accanto alla sua l’ombra del maestro .A questo punto Virgilio recupera il ruolo di guida e spiega l’evanescenza delle anime , soffermandosi poi sul tema della finitezza umana : State contenti umana gente al quia . Nella filosofia Scolastica la conoscenza passava attraverso quattro gradi , dal quia (=osservazione delle cose) al quare motivazione delle cose ), fase, quest’ultima , di esclusiva conoscenza divina . L’uomo comune si accontenti quindi di sapere l’esistenza delle cose e non si angosci se non riesce a cogliere il senso profondo di esse .
L’esortazione può sembrare uno stimolo all’ottusità , tanto più strano in chi, come Dante , ha più volte apprezzato l’intelligenza umana (cfr. Ulisse in Inferno , canto XXVI) ; in realtà è un invito a una rasserenante confidenza in Dio , unico depositario dell’assoluta conoscenza . Accettare il proprio limite nella consapevolezza che un giorno sarà superato è un atto di fede che conforta . Del resto la bontà infinita di Dio ha si gran braccia , che prende ciò che si rivolge a lei . E’ questa l’altra faccia di Dio , cioè quella dell’amore , che ha conosciuto Manfredi , il figlio naturale di Federico II , protagonista della seconda parte del canto . La schiera in cui si trova è paragonata a un gregge di pecore , con quell’atteggiamento timido e incerto che l’animale simboleggia , condizione naturale di queste anime che si sono pentite all’ultimo minuto e non possono mostrare la sicurezza di chi è sempre stato amico di Dio . Non ancora ammesse alla scalata del Purgatorio , sono tuttavia potenzialmente salve, nella condizione di che chi è costretto ad attendere .
Il passato incombe ancora forte sul presente e Manfredi si sofferma a commiserare il suo corpo che è preda degli agenti atmosferici , per via della decisione del pastor di Cosenza (Bartolomeo Pignatelli) di disseppellirlo dal luogo dove era stato sepolto e disperdere i resti fuori dallo stato pontificio . Il giudizio umano si è arrogato il diritto di interferire col volere imperscrutabile di Dio , di cui non ha colto l’illuminata carità. Così appare meschino l’uomo , tanto più l’uomo di Chiesa , quando misura con la bilancia i comportamenti terreni , dimostrando di saper cogliere solo il Dio giusto, perdendo invece di vista il Dio buono. La mitezza con cui è iniziato il canto diventa alla fine un inno alla carità , forza travolgente e indomabile . La dolcezza e la piacevolezza dei versi si incentrano tuttavia sulla figura di Manfredi : bello. biondo , di gentile aspetto . Emergono i canoni classici della bellezza che suggeriscono l’ideale greco del calòs cai agathòs (=bello e buono)che caratterizzava l’eroe omerico . Ma nel termine gentile s’innesta il tema della cortesia propria delle corti medievali , tra cui quella di Federico II . Con Manfredi , Dante canta lo sfortunato eroe gentile , ribadisce la sua simpatia per l’impero e la condanna di una Chiesa di potere , suggerisce il il fascino dei valori cortesi incentrati sulla finezza d’animo, su quella gentilezza che tanta parte ebbe nella produzione poetica del giovane Dante.
Professore Vincenzo Bruzzaniti