L’ incipit del III canto del Purgatorio si incardina su una straziante dialettica: da una parte il modo disordinato e confuso delle anime che coinvolge anche Dante e Virgilio , dall’altra,il rimorso del poeta latino (che qui incarna la ragione e la coscienza morale) che teme di essere venuto meno al suo ruolo di guida. Perciò nei primi 100 versi del canto campeggia il tema del viaggio,rappresentato dall’arduo proseguimento del cammino verso la purgazione.
Il Dante -scrittore formula con un registro sentenzioso,una vera e propria teoria esistenziale :la ragione diventa ancor più grande nel momento in cui acquista la consapevolezza della propria inadeguatezza .Suggerisce ,perciò,agli uomini di accontentarsi “del fatto che le cose sono” (la teoria del quia) perchè se avessimo potuto conoscere tutto con la ragione ,non avremmo avuto bisogno (come invece ne abbiamo)della fede. Al tema del corpo è strettamente legato quello antitetico dell ‘ombra ,che Virgilio e le altre anime non possono proiettare al contrario di Dante che essendo vivo riesce a proiettarla ed ad interrompere le luce. Tra le anime degli scomunicati appare Manfredi che attira la curiosità di Dante .Aleggia su di lui un richiamo non solo al suo carattere nobile e cavalleresco ma soprattutto alle Sacre Scritture, infatti grazie alla piaga (v.111) il re svevo si trasforma agli occhi di Dante in una figura che nell ‘interpretazione figurale della Divina Commedia rimanda alla anticipazione di Cristo. Un altro elemento è il suo sorriso che esprime una netta frattura fra la passata vita terrena ,dominata dalla violenza di cui egli stesso fu vittima e la sua presente vita ultraterrena ,segnata dalla certezza della salvezza futura .Ed è per questo che Manfredi stesso non si autodefinisce come il figlio di Federico II di Svevia ,ma come il nipote di Costanza Imperatrice situata nel canto terzo del Paradiso. Anche in Manfredi Dante canta la sacralità del corpo , il sovrano infatti ,rivolge una profonda attenzione al destino delle sue ossa ,guardandole con una prospettiva cristiana ,consapevole della gravità della loro profanazione,al contrario di come si comporta l’insensibile (pastor di Cosenza),che, su ordine del papa Clemente IV ,non comprese l’aspetto misericordioso di Dio.
Prof.Vincenzo Bruzzaniti