COMMENTO ESTETICO al canto XXXIIIdel Paradiso a cura del Professore Vincenzo Bruzzaniti
A l’alta fantasia qui mancò possa
La commedia volge al termine e sta per concludersi anche il viaggio escatologico di Dante : il pellegrino , che ha conosciuto l’abisso dell’Inferno e la serenità del Purgatorio e ha assaporato in parte , la luminosità del Paradiso, si appresta cogliere il frutto estremo delle sue fatiche : la visione diretta di Dio . Prima però gli è concesso di vivere il dolce incontro con Colei che è tramite tra l’uomo e Dio. Sulle orme di San Bernardo , Dante si volge alla Vergine per innalzare una preghiera di lode e di amore . I termini fortemente ossimorici (vergine -madre ; figlia- del tuo Figlio; umile -alta)introducono il mistero fondamentale di Maria , che si incentra sul suo essere una donna comune , ma insieme madre di Dio . La complessità della figura di Maria è perciò inserita nella semplicità del rapporto del fedele con la su maestosità , che si connota in termini di affetto materno -filiale , amicizia amorevole e genuina . Maria si fa tramite della salvezza umana ed è attraverso lei che Dante può giungere a vedere Dio . La sua vista infatti si fa sempre più acuta man mano che più intensa diventa la luce che lo colpisce. La memoria no regge , ma resta la sensazione di una luminosità sovrumana , in cui l’Io finito si è confuso con la smisurata infinitezza di Dio e ne ha attinto il senso profondo . S’affaccia il mistero della Trinità e, nel centro tre cerchi concentrici , Dante coglie la nostra effigie , Il Dio fatto uomo . Il pellegrino ha raggiunto il suo scopo : l’itinerario della mente in Dio si è compiuto e il percorso intellettuale è passato dalla nera notte di una selva oscura alla chiarezza di un mezzogiorno intenso . Dante, ha ormai conosciuto la sommità dell’amore e del sapere , non potrà più distaccarsene , perchè è in Dio che anche la sua intelligenza trova appagamento . Ancora una volta il poeta ribadisce che il male allontana l ‘uomo dalle sua più alte possibilità , da quelle radici che, poste nella sua finezza terrena, lo dovrebbero proiettare nell’infinito divino . Il male è infatti ottenebrato dalla mente insoddisfazione del cuore , in breve, infelicità . Nella necessita di consegnare all’umanità un messaggio di gioia e di speranza, nella visione di un Dio buono e amico disposto ad aiutarla a raggiungere la consapevolezza di sè e il senso profondo del vivere , c’è tutta l’ansia terrena dell” uomo in ricerca e la fede del cristiano nel messaggio di salvazione eterna. Dante non avrebbe mai accettato un Dio che gli imponesse di non pensare , di non amare , di rifiutare la sua natura umana ; d’altra parte , il suo Dio in quanto tale , doveva necessariamente spezzare la barriere del contingente . All’umanitas ( umanità in senso spirituale ) acquisita dagli scrittori latini , il cristiano Dante aggiunge la trascendenza ( il trasumanar) che trasporta l’umano nella dimensione dell’infinito divino . Nella luce potentissima di Dio l’uomo Dante , rappacificato con se stesso e con gli altri , dopo aver sperimentato la negatività del male che esclude dai processi più alti della carità e della conoscenza , supera le Colonne d’Ercole , uniformando il suo volere a quello assoluto di Dio . L’uomo ha spazzato i confini terreni e, attraverso la poesia, si è aperto la strada dell’eternità-
Vincenzo Enzo Bruzzaniti