Il canto può essere nettamente diviso in tre parti , non proporzionate fra loro ma rispondenti alla successione degli atti .La , la più lunga , e che qualche critico protrae sino al verso 90 , possiamo arrestarla al verso 75 , dunque oltre la meta del sangue; ed e come vedremo la continuazione dei rimproveri di Beatrice , ritrovata dopo una “decente sete” , vien movendo fin dal canto trentesimo , che con questo seguente costituisce un solido blocco poetico e concettuale.
A questi rimproveri Dante risponde con una confessione che si strada a stento , tra la vergogna e la commozione ; e che costituisce il nucleo liricamente e umanissimamente impegnato delle vicende di Dante personaggio , teso alla propria catarsi . Ma Beatrice non si appaga : perchè la confessione sia più piena , è necessario che Dante specifichi meglio la propria colpa . e se ne accusi plenariamente e spontaneamente . Solo allora la divina giustizia che non ha certo bisogno della confessione del peccatore per conoscere il peccato . solo allora si converte in misericordia : ” rivolge sè contra ‘l taglio la rota” .: quella rota fatta per affilare e appuntire le lame . Ed è Beatrice stessa , dopo gli stentati , esitanti accenni di Dante , a mettere il dito nella piaga ; a ripercorrere in versi stupendi la vicenda terrena dell’amore che Dante le portò ( vicenda consegnata nel libro della Vita Nova , non a caso già richiamato nel canto precedente come sintesi di tutta una esperienza ontologica vissuta dal poeta in relazione alla sua donna ) , e il cui valore esistenziale , dunque per Dante spirituale e morale insieme , fu offuscato dal cosiddetto traviamento che seguì nell’animo e nel cuore del poeta , quando la morte gli sottrasse quel continuo richiamo e stimolo alla perfezione spirituale che era appunto per il giovane Dante , la sua Beatrice. E’ una storia , dunque, iniziatasi in anni ormai lontani , fin dal primo miracoloso incontro , quella che qui trova il suo momento culminante per poi avviarsi alla sua trionfale , paradisiaca conclusione : perchè la storia di un ‘anima può bon svolgersi su di un piano extratemporale , e collocarsi nella dimensione immutabile dell’eterno. Successivamente ad un invito di Beatrice , Dante solleva lo sguardo per osservarla : la celestiale bellezza della donna, anche se ancora celata dal velo , è tale che il Poeta avvertendo con estrema intensità il pentimento per le sue colpe, perde conoscenza . Allorchè si riprende , si trova immerso nel fiume Letè per opera di Matelda , la quale lo conduce sull’altra riva , dove Dante viene circondato dalle quattro virtù cardinale . Ma sono le tre virtù teologali che hanno il compito di portarlo davanti a Beatrice : gli occhi del Poeta fissano quelli splendenti della donna , il cui sguardo è però volto al grifone . Solo in seguito alla preghiera delle tre virtù teologali ella acconsente a liberare il suo volto dal velo che lo ricopre , affichè Dante la possa vedere in tutta la sua bellezza. Le quattro virtù cardinali possono apparire, nella dolce atmosfera della divina foresta come ninfe , abitatrici di boschi ma questo non diminuisce la grandezza della loro realtà : esse sono le quattro stelle non viste mai fuor ch’alla prima gente (Purgatorio I , 23 -24). le quattro luci sante che risplendono sul volto di Catone ( Purgatorio I , 37-38). Le virtù cardinali che, preesistenti al Cristianesimo , illuminarono con il loro magistero morale il mondo pagano , possano essere considerate le ancelle di Beatrice sotto un duplice punto di vista : Beatrice come donna è regina delle virtù (Vita nova X, 2) e come simbolo è la scienza della verità rivelata . la quale , lungi dal rifiutare la sapienza pagana , ne assimilò le parti migliori . Ma il compito delle quattro virtù cardinali ( prudenza , giustizia, fortezza, temperanza) è limitato al raggiungimento di una perfezione morale che appartiene ancora alla terra , mentre il cammino dell’uomo cristiano si protende verso l’Assoluto . Per questo le vere mediatrici fra Dante -la creatura ormai purificata dal peccato – e Beatrice – la divina scienza- saranno le tre virtù teologali ( fede , speranza , carità) per mezzo delle quali si perviene alla beatitudine della vita eterna.
Professore Vincenzo Bruzzaniti