Questo canto, uno dei più alti e potentemente organici della Divina Commedia , va considerato come momento di più profonda ripresa poetica nello svolgimento dell’ultima parte del Paradiso ; ben di avverte lo stacco rispetto al canto XXIX nel lungo discorso di Beatrice .Dante vede dileguarsi i cerchi angelici , perciò si volge verso Beatrice , ma la bellezza e il riso di lei sono tali da farlo ammutolire . L’amata lo avverte che hanno ormai lasciato il Primo Mobile e sono giunti nell’Empireo , pura luce piena d’amore e di letizia, dove Dante vedrà gli angeli e la schiera dei Beati con la figura del corpo che avranno nel giorno del Giudizio universale .

Improvvisamente una luce sfavillante abbaglia gli occhi del poeta e Beatrice spiega che si tratta del fulgore dell’amore di Dio, necessario per rinvigorire la capacità visiva di Dante e renderla adatta a sostenere lo splendore di qualsiasi luce . Il poeta allora vede un fiume di luci sfavillanti posto tra due rive di fiori su quali vanno a posarsi le faville stesse che , poi , vanno a rituffarsi nel fiume . Beatrice poi lo invita a bere di quell’acqua e dice che le immagini anticipano le realtà del Paradiso . Dante volge nuovamente lo sguardo verso di esse e vede il fiume di luce trasformarsi in cerchio e i fiori e le faville in eserciti di beati e di angeli , I beati sono disposti a gradini attorno al lago di luce della grazia divina e in esso si specchiano . Tutti i beati assumono la forma di un’immensa rosa da cui promana un profumo di lode a Dio . Al centro della rosa , Beatrice mostra a Dante l’ampiezza della città celeste e i seggi su cui siedono i beati , alcuni dei quali sono ancora vuoti . Uno di questi contraddistinto dalla presenza di una corona , è destinato allo spirito di Enrico VII . il quale, divenuto imperatore , tenterà di pacificare l’Italia prima che essa sia pronta a riceverlo . Beatrice pronuncia infine un ‘apostrofe contro la cupidigia degli uomini e la malvagità di Clemente V e di Bonifacio VIII.

Professore Vincenzo Bruzzaniti