Ricordiamo che in Malebolge meglio forse che in altra parte il poeta dà prova, ed è conscio di dar prova , dell’eccelsa capacità di artefice ; si direbbe , lo stimola a farsene signore , a dominarla per virtù dell’arte , tanto più ardua e raffinata quanto più il soggetto plebeo , volgare sconcio sembra rifiutarla , ed egli di volta in volta vie creando , accuratamente isolandoli , ambienti diversi , in cui si manifesti qualche aspetto di un Inferno più conforme all’immaginazione del volgo , alle raffigurazioni tradizionali , tutte improntate a un sentimento di orrore e di schifo, e insieme la sua sovrana perizia di artista aristocratico che si vale dei mezzi molteplici fornitigli dalla sua esperienza letteraria per rifoggiarli a suo modo non senza un senso di superiore distacco. Ora nel canto XXVIII nel quale più scoperto che in ogni altro canto di Malebolge ci si presenta quel proposito dell’artefice , è da vedere anzitutto e soprattutto una prova di alta retorica , e così considerandola si devono mettere da parte tutte le fioriture psicologiche che lettori moderni son venuti intessendo intorno a questo o quel personaggio o a questo episodio, . Più evidentemente che mai in questo canto con le due terzine iniziali che riprendono un luogo comune della poesia epica , invitando il lettore a considerare l’ardua prova che il poeta affronta.
L’attenzione del poeta viene attratta da un’anima tutta squarciata . sicchè sono visibili tutti gli organi interni . Si tratta di Maometto che insieme al genero Ali e tanti altri sta pagando la colpa di aver seminato tra gli uomini discordie politiche e scismi religiosi . dopo aver udito che Dante e ancora vivo <, molte anime si fermano meravigliate e Maometto dice al poeta di di raccomandare a Fra Dolcino , il capo di un movimento ereticale del tempo , di munirsi di viveri per sostenere l’assedio dei novaresi , se non vuole raggiungerlo e subire la sua stessa pena .
un altro dannato Pier da Medicina ,prega di avvertire i due migliori cittadini di Fano , Guido del Cassero e Angiolello di Carignano , della loro prossima morte ad opera di Malatestino Malatesta il guercio signore di Rimini , la città che il tribuno della plebe Caio Curione , anch’egli dannato , vorrebbe non avere mai veduto. Qui, infatti, consigliò a Cesare di attraversare il Rubicone , dando inizio alla guerra civile tra i Romani .
Dante riconosce intanto tra i dannati , con le mani mozze un fiorentino , Mosca dei Lamberti , colui che che fu il seme della discordia tra i Buondelmonti e gli Amedei ; un altro dannato con in mano la propria testa è Bertran de Born che con i sui consigli mise Enrico III contro suo padre Enrico II d’Inghilterra : il dannato ha il capo staccato dal tronco perchè ha diviso il padre dal figlio .
Professore Vincenzo Bruzzaniti