Le prime due terzine del canto abbracciano -in un unico periodo un giro sintattico artisticamente ponderato – i quattro punti cardinali della terra con le rispettive posizioni del sole e delle stelle corrispondenti al momento dell’inizio del canto . Versi 1 e 2 : Gerusalemme – non nominata ma, per ampliare l’effetto sonoro , indicata con una circonlocuzione in un suo proprio verso – nella luce del mattino ; rappresentata attraverso una proposizione subordinata comparativa , come ritmica ascesa di tutto il sistema. Versi 3 e 4 : Ebro e Gange a mezzanotte e mezzogiorno , incastrati nell’architettura della frase in una costruzione gerundiva ed una participiale , che si controbilanciano ritmicamente l’una con l’altra . Versi 5 e 6 : il sole della sera dinanzi al monte della purificazione , concatenantesi sintatticamente al verso 1 e rappresentato in due proposizioni ritmicamente discendenti e comparative , una principale e una derivata , da cui a lor volta dipendono due proposizioni subordinate : la prima (v.5) che per così dire fa passare dal concetto della posizione del solea quello del giorno che se ne va ; la seconda (v.6) – una proposizione temporale invertita – che ci mostra l’Angelo , il quale ora “appare” qual punto fermo celeste al panorama cosmico della sfera terrestre sintatticamente evocata : “lieto ci apparse”.

Cosi il poeta ha determinato il momento nel quale il canto ha inizio ; è la sera del terzo giorno di ascesa al monte , quinto dell’intero viaggio . La determinazione astronomica o terrestre del tempo , quale introduzione a un Canto , appare sovente nel Poema . Anche l’allacciamento temporale invertito col “quando” si trova alcune volte altrove . Ma in nessun altro luogo del Poema leggiamo una introduzione cosi conclusa e cosi unitaria formalmente , dalla vista del cielo e dalla terra al proseguimento del racconto in un nuovo Canto . E’ evidente che Dante ha voluto aprire con una devozione particolarmente immaginifica questo Canto , che è quello dell’ultima notte dell’ascesa , dell’entrata nel Paradiso Terrestre , del discorso di commiato di Virgilio . Il sole sta tramontando sul monte del purgatorio quando l’angelo della castità , dopo aver cantato la sesta beatitudine evangelica ” Beati mundo corde” , invita i tre poeti ad entrare nelle fiamme che occupano la settima cornice, per poter proseguire il loro viaggio . Ma Dante esita , pieno di paura , e Virgilio deve intervenire per far presente al discepolo che nel purgatorio le pene possono tormentare , ma non uccidere. Tuttavia solo quando il maestro gli ricorda che al di la del fuoco egli potrà finalmente vedere Beatrice , Dante si decide e segue la sua guida nel fuoco , mentre Stazio chiude il piccolo gruppo .Virgilio , per esortare il discepolo e sostenerlo nel difficile momento , continua a parlare di Beatrice finche, guidati da un canto i tre poeti escono dalle fiamme , trovandosi davanti a un Angelo , che li invita a salire prima che sopraggiunga la notte . Poco dopo , tuttavia, essendo ormai tramontato il sole . esse sin coricano su tre gradini tagliati nella roccia , per aspettare il nuovo giorno . Il Poeta , mentre osserva il cielo stellato , viene preso dal sonno ; quando l’alba è vicina egli sogna una giovane donna , bella e leggiadra

, che percorre la campagna cogliendo fiori

e che, cantando, rivela il proprio nome : è Lia , che fu la prima moglie di Giacobbe e rappresenta il simbolo della vita attiva , mentre Rachele , che fu la seconda moglie del patriarca ebraico , è simbolo della vita contemplativa. Ogni tenebra è scomparsa quando Dante si riscuote dal sonno ; subito dopo il maestro gli spiega che è ormai vicina quella felicità che tutti i mortali cercano ansiosamente e che è simboleggiata dal Paradiso terrestre . Virgilio , dopo aver accompagnato Dante fino al termine della scala che conduce all’Eden , si congeda da lui : il suo compito si è concluso , il discepolo ha raggiunto la totale purificazione e non gli resta che attendere la venuta di Beatrice. Nel canto al verso 37 viene ricordato l’episodio di Piramo e Tisbe . Come narra Ovidio nelle Metamorfosi erano due giovani babilonesi il cui amore era ostacolato dalle rispettive famiglie . Si diedero sotto un gelso . Tisbe arrivata per prima , fu costretta a fuggire per la comparsa di una leonessa , abbandonando sul luogo un velo , che la belva poi macchio di sangue. Quando sopraggiunse Piramo , credendo che Tisbe fosse stata divorata si getto sulla propria spada e cosi lo trovo Tisbe al suo ritorno . Piramo apri per l’ultima volta gli occhi mentre il suo sangue impregnava le radici del gelso che da quel momento mutò i suoi frutti da bianchi in vermigli. Il riferimento al mito trattato da Ovidio introduce ad un momento di viva commozione , che ha le sua radici in un fondo autobiografico . Questo è il momento in cui la poesia si afferma con maggiore evidenza nella scena simbolica che vede Dante opporsi alle ultime esortazioni del suo maestro. Nella seconda parte del canto si isolano le figure dei tre viandanti sullo sfondo di una notte viva di inespressi paesaggi in accordo con la grandiosa determinazione astronomica dei versi dell’esordio , nei quali l’impassibilità del decorso degli eventi naturali inquadra la passione di DIO fatto uomo . Ciò che distingue il respiro cosmico che anima questa pagina commossa è il senso di fiduciosa attesa che la pervade, l’armonia che si istituisce tra il soggetto contemplante e la natura di cui si sente parte oltre che osservatore. Dante non esprime un desiderio di “naufragare” nel mare dell’essere di sfuggire in tal modo al tormento della coscienza, ma assorto nella contemplazione di astri che gli indicano senza errore il cammino che deve seguire , cede ad un sonno apportatore , per via di prefigurazioni simboliche , di verità.

Professore Vincenzo Bruzzaniti