Questo canto , che chiamerei di sosta e di riposo , tra il Purgatorio e il Paradiso terrestre ,tra un ‘esposizione dottrinale severa e la narrazione d’una prova dolorosa , interpone cari memorie di studi , impressioni, criteri , giudizi di poesia e di arte . Il Canto non sta tutto da se ; riprende il racconto cominciato , e lo continua [ ….] .Prosegue il racconto , svolgendo una trama breve. Gli spiriti si accorgono che uno dei tre viandanti , l’ultimo “non par corpo fittizio” , non pare ombra ; bramano di sapere se egli vive ancora , e come ciò possa essere . Uno di essi lo interroga , gli altri ascoltano attenti : egli li soddisfa cortesemente ; poi domanda chi siano essi , e , da quello che gli ha rivolto la parola , riceve risposta .Le anime di questa cornice gridano il nome di due città bibliche Sodoma e Gomorra , e ricordano anche la lussuria della regina cretese Pasifae. Dante chiede che gli venga spiegata la pena di queste anime dei lussuriosi .L’ombra che si era rivolta al poeta riprende a parlare e le anime dei penitenti si dividono in due schiere : la schiera che grida Sodoma e Gomorra è quella dei sodomiti , l’altra e quella dei lussuriosi contro natura , i quali però non seppero frenare la ragione dei propri istinti . Soltanto ora Dante ci fa conoscere il nome del suo interlocutore : Guido Guinizelli ,il famoso iniziatore della scuola poetica del dolce stil novo , il quale presenta il poeta che, a suo giudizio , seppe usare ancora meglio di lui , nei suoi versi , la lingua materna al posto dell’ormai superato latino . Appare cosi la figura del maggiore trovatore provenzale , Arnaldo Daniello , che parlando nella lingua della propria terra , chiede a Dante di ricordarlo nelle sue preghiere.

Il canto XXVI si apre con un forte gioco di contrasti : la luce del sole che tramonta trasforma , per trapassi insensibili, il colore del cielo ad occidente . Si ricorda Pasifae Moglie di Minosse re di Creta , che si uni a un toro, di cui si era innamorata , dopo essersi introdotta in una vacca di legno costruita per lei da Dedalo ; da questa unione nacque il mostruoso Minotauro . Guido Guinizelli , nacque a Bologna fra il 1230 e il 1240 e mori nel 1276. Può essere considerato l’iniziatore del dolce sti novo , del quale fu in massimo esponente prima di Guido Cavalcanti . La sua composizione più famosa , “Al cor gentil repara sempre Amore” , apre una nuova strada e nell’uso della lingua volgare e nella concezione dell’amore che presuppone la nobiltà dell’animo . Al verso 94 viene ricordato Licurgo . Stazio nella Tebaide racconta che Isifile diventata schiava di Licurgo re della Nemea , e incaricata di custodire il figlioletto . abbandono quest’ultimo sull’erba per mostrare ai Greci assetati la fonte Lagia , ma un serpente morse il bambino uccidendolo . Isifile venne condannata a morte ; mentre era già nelle mani dei carnefici venne riconosciuta dai figli Toante ed Euneo , che si lanciarono tra i soldati , raggiungendo la madre e portandola in salvo . Dante paragona l’intensità del desiderio che lo spinge ad entrare nel fuoco per abbracciare Guido all’impeto di affetto con il quale i giovani corsero verso la madre.
Arnaldo Daniello ha parlato in provenzale , dandoci l’unico brano in lingua straniera , ad eccezione di brevi espressioni in latino, contenuto nelle tre cantiche; esso è anche un documento di familiare consuetudine con la lingua provenzale . L’uso del linguaggio forestiero e aulico , sottolinea il tono distaccato del trovatore , serve a stilizzare in una formula vaga il contrasto fra l’esperienza terrena e lo stato presente di penitenza , fra le contrite memorie e le luminose speranze , mentre al ripudio delle passioni mondane si accompagna appena accennato , il rifiuto anche di un gusto già chiaro di rime arcane e chiuse.
Professore Vincenzo Bruzzaniti