Un incontro tra amici
Dante e Forese camminano vicini , amici di sempre , amici ritrovati . Sono ormai lontani i tempi della satira , della maliziosa tenzone quando si accasavano l’un l’altro un pò per ridere , un pò per ferire . Ma Dante ha vissuto la drammatica esperienza della selva oscura e Forese ha già varcato la soglia dell’esistenza terrena . La conversazione tra amici s’interrompe per lasciare spazio a un colloquio dotto e intellettuale su un tema particolarmente caro a Dante : la poesia .
Dante sembra introdurre l’argomento di sfuggita , come un discorso qualunque ; in realtà l’episodio offre lo spunto per una definizione teorica del Dolce Stil Novo e per collocare la nuova poetica nell’ambito culturale del tempo . I poeti del Dolce Stil Novo qui prendono le distanze da quelli precedenti che avevano, come riferimento, Jacopo da Lentini e Guittone d’Arezzo . La prima novità su cui insiste il poeta è la materia di questo nuovo modo di poetare : essa riguarda solo , ed esclusivamente , l’amore. Scompaiono i temi politici e i drammi religiosi , poichè il poeta del Dolce Stil Novo va dietro all’amore come il proprio dittatore , attento a descrivere la fenomenologia . L’amore ispira il poeta e questi, dopo esserne lasciato investire , comunica al pubblico , attraverso la scrittura , i sentimenti , la sensazioni che prova . Ma qui si coglie un altro aspetto del Dolce Stil Novo : l’attenzione a ciò che amore ispira , la rielaborazione interiore e la significazione , cioè la trascrizione poetica del trascorso emotivo vissuto. Dietro la poesia del Dolce Stil Novo c’è un’ attenta cura formale , che non è pedanteria , ma volontà di rendere con verità ed efficacia il dato sentimentale . Alla base del nuovo percorso poetico sta la cultura filosofica-giuridica dello studio bolognese a cui fa riferimento Guido Guinizelli il capo riconosciuto dei poeti del Dolce Sti Novo . Bonagiunta capisce e s’appaga di una inedita spiegazione . Ma è tempo di espiare : per Dante e Forese si avvicina il momento del congedo . Ciascuno vorrebbe rimandare , come capita l’attimo dell’addio ; il commiato però s’addolcisce all’idea di rivedersi presto . Ciò per Dante , significa morire, ma al poeta , pessimista sulle condizioni politiche , sociali e morali di Firenze, la morte appare un consolante approdo . Alla sua mente si presentano tra gli altri , lo spettro dell’esilio e Corso Donati che consegna Firenze al papa e agli stranieri . Come in un sogno profetico, Forese vede Corso agonizzante , il quale, perso ormai il favore politico, sta ora consumando gli ultimi istanti di vita . Il cavallo che lo trascina , dilania Corso , il quale giace come una cosa vile , annientato dall’odio , dall’avidità, dalla vendetta che egli stesso ha contribuito a scatenare. E quel cavallo che galoppa infuriato, personificazione forse di Satana stesso , è li ad attestare la fine di una smisurata sete di potere , di una forza che ha inteso imporsi al di fuori di ogni regola civile e umana . Infine il sogno profetico cessa e i due amici si lasciano , mente glia alberi , pieni di ogni ben di Dio , gridano esempi di golosità punita e l’angelo della temperanza cancella dalla fronte di Dante un ‘alta “p”. Il pellegrino è sempre più vicino alla sospirata meta , portandosi dietro però la malinconia di un tragico oracolo .
Vincenzo Bruzzaniti