Gran parte della poesia del Purgatorio , come credo di avere altra volta chiarito , del resto non scostandomi molto dalla comune coscienza critica , nasce dall’addolcirsi del dolore di Dante esule : il cruccio orgoglioso dei primi tempi dell’esilio tende a divenire malinconia , ricordo; tutta la cantica potrebbe dirsi poesia di rimpianto più caramente , che si identifica in Firenze ; e l’immagine della città si pone a sua volta con quella della giovinezza finita . L’episodio di Forese Donati , che comprende gran parte del canto XXIV è al centro di questa poesia del ricordo . Il tono che dominerà tutto l’episodio impronta già le prime battute del canto XXXIII , che pure sono ancora meramente connettive e narrative . A Dante che indugia a rendersi ragione della voce che per entro le fronde dell’albero aveva gridato gli esempi di temperanza , Virgilio rivolge uno dei consueti rimproveri , una delle frequenti esortazioni a far presto ; ma il suo intervento non ha qui nulla dell’energia che il personaggio spiega in altre occasioni . Egli è qui solo padre , anzi più che padre ; e la sua paternità è sottolineata ancora dal vocativo latineggiante che adopera :
lo più che padre mi dicea ” Figliole
vienne oramai , che ‘l tempo che n’è imposto
più utilmente compartir si vuole”
E poche versi dopo Dante lo invoca ” o dolce padre ” . Affetto e indulgenza sono dunque le prime note dell’episodio . S’ode un canto :le anime dei golosi pregano con un versetto del Miserere perchè le loro bocche , che in vita si erano aperte alla gozzoviglia , si aprono ora solo alla lode del Signore. La schiera della anime dei golosi procede nella sesta cornice cantando un versetto del salmo L ., Labia mea , Domine. L ‘ aspetto di questi penitenti è tale da da suscitare in Dante la più profonda compassione : nel volto pallidissimo spiccano, profondamente incavate , le orbite degli occhi , il corpo appare di una magrezza spaventosa , tanto che la pelle , disseccata e squamosa , modella il loro scheletro . Il poeta tuttavia si stupisce di trovare l’amico , morto da appena cinque anni , già nel purgatorio vero e proprio , senza alcuna lunga sosta nell’antipurgatorio fra le anime che si pentirono solo alla fine della vita . Ad accelerare la sua ascesa sul monte della penitenza furono le preghiere di Nella , la sua dolce sposa , che Forese ricorda con amore , contrapponendone la virtù alla corruzione delle sfacciate donne fiorentine che vanno in giro mostrando il seno , per le quali , aggiunge lo spirito penitente il cielo già prepara durissime punizioni . Dante, per soddisfare un’affettuosa preghiera dell’amico , rivela che solo da pochi giorni egli ha lasciato la vita viziosa alla quale si era abbandonato anni prima con lui : la sua guida verso il bene è ora Virgilio , in attesa della futura venuta di Beatrice. Al verso 25 viene ricordato Eresitone – Si narra nelle Metamorfosi di Ovidio che Eresitone , figlio di Triope re della Tessaglia , avendo tagliato una quercia in un bosco sacro a Cerere , venne punito dalla dea con una fame insaziabile , per soddisfare la quale si ridusse a consumare tutte le sue sostanze , a vendere le figlie in cambio di cibo e infine a divorare le proprie membra. Al verso 31 Dante accenna a un’ opinione diffusa fra i predicatori e i moralisti medievali , secondo i quali nella struttura del volto umano si poteva leggere la parola Omo : gli zigomi sporgenti , gli archi sopracciliari e il naso formano una specie di M , mentre le occhiaie danno le due O contenute come si usava spesso nelle epigrafi del tempo nelle due anse della M . Inoltre nella predizione di Forese Dante vuole riferirsi non tanto alla predicazione contro la moda sfacciata , quanto a una sperata ordinanza vescovile o ad una legge del comune che comminasse pene ben determinate .Le donne fiorentine ignorano, nella loro sfacciata leggerezza , che l’atteggiamento il quale risulterebbe loro più consono già nel tempo presente , prima ancora che la punizione di Dio si abbatta su di loro , è quello del grido d’orrore. Il poeta riesce a fermare tale atteggiamento come in una spaventosa istantanea , convertendo questi esseri , nei quali un sangue troppo impetuoso e ribelle ancora pulsa , in statue immobili per l’eternità nel gesto di deprecazione e spavento di fronte all’irrimediabile .
Professore Vincenzo Bruzzaniti