Come un trittico medievale, con una figura maggiore al centro e due figure minori laterali , il XXII dell’Inferno si compone su una struttura tripartita : un prologo (vv 1 -30) in cui è ulteriormente distinguibile un preludio di quattro terzine ; l’episodio centrale (vv.31-117), un epilogo (vv 118-151) di misura quasi uguale al prologo e in cui è ulteriormente distinguibile una chiusa, il verso 151 . L’episodio centrale viene cosi ad occupare circa i tre quinti della composizione, ordinata tra l’ante e il post dei rimanenti due quinti simmetricamente disposti .
Quello del canto XXII , è, tra i preludi danteschi , uno dei più degni di non fugace interesse , sia per l’inconsueta ampiezza. — ben dodici versi —–dal legame che lo unisce all’ultimo verso del canto XXI (” ed elli avea del cul fatto trombetta “). Dante osserva tra la pece nera le condizioni dei dannati , i quali alla vista di Barbariccia ,si immergono immediatamente. L’attenzione del poeta viene attratta da un peccatore che, viene uncinato e tratto fuori dalla pece a opera del diavolo Graffiacane . Si tratta del barattiere Ciampolo di Navarra che viene sottratto da Barbariccia dalla furia degli altri diavoli. . Ciampolo narra che si cuoce con lui nella pece bollente frate Gomita di Gallura . Perfetto barattiere , ora sconta la sua pena , insieme a Michele Zanche di Logoduro con il quale parla spesso della Sardegna. Ormai i diavoli sono pronti a straziare Ciampolo , ma egli escogita un piano per sottrarsi alla loro furia. Dice a Virgilio che può far emergere dalla pece altri sette dannati , sei i diavoli si allontanano. Mentre i diavoli discutono sulla veridicità delle parole di Ciampolo . interviene il diavolo Alichino . che lancia una sfida al dannato ; tenti pure di tuffarsi nella pece, egli non lo inseguirà di corsa , ma addirittura volerà, concedendogli il vantaggio della larghezza dell’argine . I diavoli si voltano a guardare il ciglio opposto all’argine e Ciampolo . approfittando del momento favorevole , si getta nella pece. Inutilmente Alichino spicca il volo per afferrarlo e Calcabrina , adirato , azzuffa con lui . Caduti nella pece bollente , i diavoli non riescono a uscirne, pertanto Barbariccia ordina ai suoi di scendere ad aiutarli- In una sua analisi del Canto XXII il Chiappelli nota come in esso” annullata nella pece l’immagine dell’uomo se appare , non è che in gesti animaleschi in attitudini mostruose. Il bisogno di un momentaneo refrigerio non ne trae a galla i volti , ma le schiene inarcate nel guizzo dei delfini , se sono le teste che emergono , la sofferenza e l’ansietà le trasformano in teste di rana. Queste grosse figurazioni plastiche in cui appaiono deformati i peccatori sono scelte specialmente negli anfibi ” . Da qui il critico prende l’avvio per istituire una contrapposizione fra il modo in cui sono concepiti i diavoli e quello in cui sono concepiti i peccatori . I suggerimenti impliciti in questo modulo interpretativo non sono pero accettati dal Del Beccaro il quale osserva che nella bolgia dei barattieri si stabilisce tra dannati e diavoli “una sorta di osmosi o per lo meno uno scambio di termine per cui avviene di assistere al capovolgimento della situazione stessa e degli atteggiamenti psicologici che ne derivano, da ingannatori a ingannati , con reazioni che presentano evidenti analogie.
PROFESSORE VINCENZO BRUZZANITI